La confessione, romanzo breve (o racconto lungo?) di Mario Soldati, mi è stato consigliato da un'amica Facebookiana nel corso di una discussione sulla triste vicenda che vede protagonista Sei come sei di Melania Mazzucco. Quello che cercavo, insomma, era una lettura sull'omosessualità: La confessione è solo uno dei testi che mi ha consigliato, ma siccome l'ho casualmente trovato nella libreria di casa - tra quegli Adelphi della mamma che ho sempre visto come "noiosi", anche se leggo cose ben più "noiose" - ho deciso di cominciare da qui. L'ho messo nello zaino, in previsione di due giorni in quel di Parma, e a metà del viaggio di ritorno - stufa di Limonov, del quale non avrete una recensione ma un breve post perché pur essendo scritto meravigliosamente è troppo particolare perché io possa apprezzarlo e capirlo in pieno - ho iniziato a leggerlo. Avevo previsto di scendere a Porta Susa per prendere la metro e risparmiare cinque minuti, ma mi è toccato rimanere fino a Porta Nuova per finirlo comodamente seduta.
140 pagine: la lunghezza giusta non solo per essere letto sul treno, ma anche per imprimersi con decisione nella sensibilità di chi legge, per suscitare tutta una serie di riflessioni e pensieri. A metà tra romanzo e racconto, è quel che si dice uno scritto "fulmineo".
Da parecchio, ormai, non leggevo niente di letteratura italiana, per un motivo o per un altro: ho apprezzato tantissimo il suono "originale" - non tradotto, non mediato - della mia lingua, e soprattutto la costruzione della frase, complessa, che costringe a una lettura attenta e meditata.
In 140 pagine c'è "tutto": scrittura incisiva e briosa, talento narrativo, chiarezza espositiva. C'è un ambiente religioso - e bigotto - quello del collegio gesuita che Clemente frequenta, c'è la nonna - bigotta? invasata? uscita dal secolo scorso? - il cui sogno più grande sarebbe quello di vedere il nipote prete, c'è la mamma di Clemente, sullo sfondo, che simboleggia quel perbenismo torinese di facciata che, ci piaccia o no, tutti noi che abbiamo vissuto / viviamo a Torino conosciamo. E poi... ci sono le tentazioni, e c'è la relazione naturale "come bere un bicchier d'acqua", la pace, quello che nessuno si aspetta, perché in quel mondo intriso di bigottismo e perbenismo da cui Clemente proviene il male è solo la donna.
Vorrei dire di più, ma siccome vorrei invitarvi alla lettura, concludo qui.
1 commento:
lo lessi nel passato ma non ricordo molto aveovo 15anni, ma il tuo sommario mi affascina
antonio
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