Google+

sabato 20 febbraio 2016

Lo scrittore fantasma - Philip Roth


Da qlibri: Una casa isolata sulle colline innevate del New England. Un grande scrittore, Lonoff, e il suo giovane ammiratore, Zuckerman. Tra di loro la presenza misteriosa di una ragazza che tutti credono morta nell'Olocausto. Le «pretese» della vita e le esigenze dell'arte in uno dei romanzi fondamentali di Roth.

Lo scrittore fantasma, regalatomi da un amico, è stato il mio primo Roth. Ascoltando chi sostiene che l'unico suo vero capolavoro sia Pastorale americana, con buona pace dei suoi estimatori, credo che prima o poi nella mia vita prenderò in mano la Pastorale, ma non posso dire che Lo scrittore fantasma abbia acceso in me la passione per lo scrittore americano.

Non posso dire che non mi sia piaciuto, ma non posso neanche - purtroppo - affermare il contrario. Parte lentamente e il meglio si ha nella parte centrale e in quella finale. Ho sottolineato tanto e inseguito parecchi spunti di riflessioni, sul tema della scrittura e sulla nostra "ricezione" degli ebrei e sulla necessità - da parte di questi - di curare la loro immagine, perché le azioni del singolo diventano automaticamente un qualcosa che caratterizza, con le dovute virgolette, la "razza". 
Super affascinante il personaggio di Amy e l'ipotesi su Anna Frank: ecco, lì sì che sono rimasta attaccata alla pagina.
Però... ho avuto l'impressione di aver letto un qualcosa di "troppo" psicologico. E soprattutto di "troppo" spiegato. Mi è parso che ci fosse poco spazio per la riflessione autonoma, che fosse tutto lì, sulla carta.

O magari non ho capito niente, e semplicemente non è la lettura per me. Chi lo sa...

mercoledì 17 febbraio 2016

Su LEGGERE A COLORI: Recensione di "Armadale", di Wilkie Collins


Due uomini che, pur non essendo parenti, portano lo stesso nome. Le colpe dei loro padri che gravano su di loro. Una donna bellissima e malvagia, con un passato misterioso, che viene a sapere della coincidenza e vorrebbe sfruttarla a suo vantaggio.
Questi, più la forza dell'amicizia, sono gli ingredienti di Armadale, da Eliot definito come Il migliore dei romanzi di Collins....

domenica 14 febbraio 2016

Recensione "Le ceneri di Angela" di Frank McCourt


Sinossi (da qlibri): Siamo negli anni fra le due guerre e le travagliate vicende coinvolgono una famiglia così misera che può guardare dal basso la povertà, fra un padre perennemente ebbro e vociferante contro il mondo, gli inglesi e i protestanti, e una madre che sbrigativamente trascina la sua tribù verso la sopravvivenza. Tutto ci arriva attraverso gli occhi e la voce del protagonista mentre vive le sue avventure. Questo ragazzino indistruttibile, sfrontato, refrattario a ogni sentimentalismo, implacabile osservatore crea con le sue parole un prodigio di comicità e vitalità contagiose, dove tutte le atrocità diventano episodi e apparizioni di un viaggio battuto dal vento verso la terra promessa.



Il romanzo è famosissimo e non ha bisogno di presentazioni. Io sono arrivata decisamente tardi a questa lettura, e se non fosse stato per un'offerta Kindle non credo l'avrei comprato e letto. 
Non mi attirava, come spesso non mi attirano i libri che tutti amano e decantano. Perché si creano aspettative troppo alte. Perché si legge alla ricerca di qualcosa di straordinario. Che, per quanto mi riguarda, in questo caso non c'è.

Non fraintendetemi. Mi è piaciuto tanto e sono contenta di essermi fermata a leggerlo. è una testimonianza unica di condizioni di vita terribili, di una miseria che - nonostante il romanzo - non possiamo nemmeno immaginare. L'ironia pungente evita il patetismo, e mi sono ritrovata a sorridere spesso, ma non mi sono commossa quasi mai. Mi sono invece indignata spesso: con il papà di Frank, che però ogni tanto avrei voluto abbracciare, con la mamma di Angela, con Angela stessa, e soprattutto con la società dell'epoca. E con i preti, sì. Con chi predica la povertà e la carità ma fugge di fronte alla vera miseria. Ho detestato i limiti di un'educazione quasi inesistente, e la pratica diffusa di inculcare in un bambino sensi di colpa assurdi. Ho evidenziato tanto e ho apprezzato tantissimo lo stile di McCourt, mai sciatto ma sempre curato. La storia ci arriva attraverso gli occhi e la voce di Frank bambino, però è "contaminata" da quella del Frank adulto: per me è un valore aggiunto.
C'è tanta tenerezza e tanta indulgenza, per quel bambino coraggioso costretto a diventare adulto troppo in fretta. 

Però non l'ho trovato così straordinario. In alcuni punti mi sono anche un po' annoiata e l'ho trovato troppo lungo.
Non credo che continuerò la lettura della trilogia.