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mercoledì 30 dicembre 2015

I migliori del 2015

Il 2015 è un anno in cui ho letto non poco - soprattutto se pensiamo alla media nazionale - ma sicuramente meno del solito. Lo studio del tedesco, il fatto di avere una casa mia di cui occuparmi e, in questi ultimi mesi, un lavoro e mezzo hanno contribuito a ridurre di molto il tempo che dedicavo alla lettura.
E forse anche per questo ho letto meglio: guardando la lista delle letture dell'anno (ancora per poco) in corso non noto grosse "delusioni". Difficile stilare una classifica dei migliori dieci del 2015...

E infatti non sono dieci, sono quattordici e sono quasi tutti classici, ma l'ho notato a posteriori.

I Miserabili è stato in realtà letto quasi tutto nel dicembre 2014, ma non essendo finito nella lista dei migliori del 2014 lo metto in questa. E resta tra i migliori di sempre!


Un uomo innamorato - Karl Ove Knausgård
All'ombra delle fanciulle in fiore - Marcel Proust
Notre Dame de Paris - Victor Hugo
Dora Bruder - Patrick Modiano
Senza nome - Wilkie Collins
La versione di Barney - Mordecai Richler

Der Vorleser - Bernhard Schlink
La prima moglie - Daphne Du Maurier
La donna in bianco - Wilkie Collins
Effi Briest - Theodor Fontane
I Miserabili - Victor Hugo
La vita sessuale dei nostri antenati - Bianca Pitzorno
Il mulino sulla Floss - G. Eliot
La sposa vermiglia - Tea Ranno

giovedì 17 dicembre 2015

"Il Mulino sulla Floss" - George Eliot

Trama (da qlibri): Cresciuti insieme e legati da un tenace affetto i due figli del mugnaio Tulliver vedono le loro strade dividersi drammaticamente quando l'impetuosa Maggie scopre che la società, e il suo stesso fratello, non le lasciano spazio per vivere e amare. Uno dei più vigorosi e sferzanti romanzi dell'epoca vittoriana, caratterizzato da una coraggiosa presa di posizione femminista di chiara matrice autobiografica.



Sono sempre stata una lettrice pro - abbandono. Se un libro mi annoia o mi delude, lo lascio.
Non sopporto i "vedrai, alla fine ne vale la pena" o "le ultime cento pagine sono stupende".  
Perché insomma, io posso anche fidarmi di chi dice che le ultime cento pagine sono stupende, però non so se ho voglia di sbadigliare per altre quattrocento prima di arrivarci. 
Leggo per cultura personale, per pensare, per conoscere nuovi autori e nuovi temi, ma soprattutto per diletto. Per stare bene. E se un libro non mi fa stare bene, lo lascio.

Ho cominciato Il Mulino sulla Floss per caso, perché era stato citato da amici.
Non conoscevo né la trama né l'autrice. Le prime duecento pagine sono scivolate via, non vedevo l'ora di andare avanti, poi è subentrata la noia, che si è protratta a lungo, devo ammetterlo.
Ma ho tenuto duro, l'ho lasciato decantare, l'ho ripreso e finito. E ne è valsa la pena, perché è proprio bello. 
Interessante - parte centrale, secondo me, esclusa - l'intreccio, vivace la prosa, acuto e ironico il tono. Belli i personaggi, anche quelli negativi o difficili da accettare. Complessi, mai stereotipati o semplici. Su due in particolare ho mutato opinione più volte nel corso della lettura, talmente sono sfaccettati.

Sono arrivata al finale con le lacrime agli occhi e una grande sensazione di ingiustizia. Sensazione di ingiustizia e impotenza che si è fatto sempre più forte mentre leggevo le ultime duecento pagine,

La protagonista, Maggie, è una ragazza giovane e coraggiosa, ma totalmente abbandonata a sé stessa. Quando si trova a dover scegliere tra dovere, impegno e passione, non è più in grado di farlo autonomamente. 
E seppur non sia sola nel momento in cui commette il "grande" errore, è solo lei a venir giudicata crudelmente dalla società.
E' una storia modernissima, quella che la Eliot ci racconta. Come moderna è la denuncia dell'autrice della spietata ipocrisia della società.
E ho provato tanta pena e compassione per quella scelta che Maggie non sa compiere, alla quale troppo spesso noi donne ci troviamo di fronte. 

domenica 13 dicembre 2015

Un uomo innamorato - Karl Ove Knausgård

Ho letto La morte del padre, primo volume dell'autobiografia di Knausgård, senza troppa convinzione. Mi piaceva, in alcuni punti mi affascinava, ma mi sembrava che perdesse il filo, che esagerasse coi dettagli.
Nonostante questo ho comprato anche il secondo volume, Un uomo innamorato, e ho chiesto a mia mamma di procurarmi il terzo, L'isola dell'infanzia, appena ho capito quanto il secondo mi piaceva.

Tra il lavoro "vero" e quello da freelance ho ormai poco tempo libero, e ci ho messo più di un mese a finire queste 650 pagine: negli ultimi giorni un provvidenziale raffreddore mi ha aiutata ad accelerare il ritmo della lettura.
E' uno di quei libri che si fatica a lasciare, che vorresti non finissero mai. Uno di quei libri che ti fanno desiderare di avere più tempo per leggere. Di poter rimanere a letto tutta la giornata a goderti tutta quella poesia, tutta quella vita.

In Un uomo innamorato Knausgård racconta scandaglia il sé stesso adulto, padre di tre figli. Racconta il rapporto, non del tutto sano, con la sua compagna. Racconta la sua vita di scrittore e si allontana dai boschi della Norvegia per arrivare a Stoccolma.
Karl Ove si conosce, forse troppo, in barba al monito μηδὲν ἄγαν. Si conosce e si mette a nudo, e si mostra in tutta la sua mediocrità. O supposta mediocrità? Non sappiamo mai quanto lui ecceda nello svalutarsi, ma la crudeltà con cui si autoesamina ci fa sentire meno soli nelle nostre piccinerie quotidiane. E' un'autoanalisi spietata, quella che l'autore compie su sé stesso. Che in qualche strano modo ci autoassolve dai nostri piccoli peccati. "Insomma, se lui ha il coraggio di dirselo posso dirmelo anche io e la chiudo qua".

Knausgård passa da un ricordo all'altro in una sequenza ininterrotta di eventi: non perde mai il filo e non lo perdiamo noi, che quando ci ritroviamo al punto di partenza, magari dopo 200 pagine, ci ricordiamo perfettamente dove ci aveva interrotto il racconto.

Insomma... è bello, bello, bello!

Leggerò subito il terzo volume? Non lo so. Forse no, per non rimanere troppo "sola" in attesa del quarto!