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giovedì 26 febbraio 2015

Presentazione: "Il libro del male" di J. Oswald - Giunti Editore

E' uscito ieri il nuovo thriller pubblicato da Giunti Editore, Il libro del male, di James Oswald.
Si tratta del secondo romanzo che ha come protagonista il detective Tony McLean: tuttavia questa nuova uscita è indipendente dal libro precedente, Nel nome del male. I lettori che volessero approcciarsi a Oswald partendo dalla lettura del secondo romanzo non dovrebbero incontrare difficoltà.
La serie dedicata a Tony McLean è composta da cinque volumi, dei quali solo due sono attualmente pubblicati in Italia.

Nel nome del male è stato osannato dal pubblico e dalla critica, consacrando Oswald come uno dei più grandi autori di crime fiction contemporanei.
Ma chi è James Oswald?
L'autore, dopo aver vissuto in Inghilterra e Galles ed aver svolto le più disparate professioni, vive attualmente in Scozia, dove di giorno si dedica all'allevamento e di notte scrive cupe e tetre storie.
L'autore ha sostenuto, in un'intervista, di trarre ispirazione per le sue storie "ovunque", sia nella realtà contadina che in quella urbana:p er circa vent'anni ha scritto solo per passione, poi ha deciso di autopubblicare Nel nome del male su Amazon in formato digitale e nel giro di pochi mesi, il suo lavoro è stato scaricato da oltre 350.000 lettori.
Il romanzo è stato notato dalla casa editrice Penguin che ha offerto all'autore un consistente anticipo per i primi tre volumi della serie. Nel nome del male, uscito in volume in UK, ha venduto 80.000 copie. Il suo sequel, The Book of Souls, ha già superato le 50.000 copie.
Oltre alle serie che vede protagonista McLeon l'autore si è dedicato anche al fantasy, con una serie intitolata The Ballad of Sir Benfro, ispirata al folklore gallese, che ha come protagonista le vicende di un giovane drago Sir Benfro e dei suoi simili prossimi all’estinzione a causa dell’intervento dell’uomo.

Di seguito, il link per leggere le prime pagine del romanzo, la scheda del libro e alcuni dettagli sulla trama: buona lettura!




Il libro del male:
Giunti Editore
Collana M
Traduzione di Leonardo Taiuti
f.to 15 x 21,5 cm
pp. 320 - euro 9,90
brossura con bandelle

Trama: Dieci anni. Dieci donne. L’ultima è stata Kirsty, la fidanzata dell’ispettore Tony McLean. Finché Donald Anderson, il killer di Edimburgo, non ha commesso un grave errore consentendo a McLean di porre fine a quella catena di ferocia. Dodici anni dopo Anderson è morto, è stato ammazzato in cella, ma il tempo di assaporare la vendetta per McLean non è ancora arrivato. Con l’avvicinarsi del Natale, infatti, un altro corpo viene rinvenuto: una ragazza nuda, legata a un ponte, e sottoposta allo stesso brutale rituale di anni addietro. Un killer che emula le gesta di Anderson? O l’uomo messo in prigione era quello sbagliato? O forse Il libro del male, un antico e oscuro manoscritto, sta guidando la mano di assassini diversi? McLean è costretto a riaprire il capitolo più doloroso di tutta la sua carriera e scoprire il tassello mancante prima che l’assassino colpisca ancora”

venerdì 20 febbraio 2015

Recensione: "La nebbia e altri racconti" - Davide Rigonat

Trama: "Questa piccola antologia raccoglie, in ordine apparentemente sparso, quindici racconti - alcuni lunghi, altri brevissimi - scritti nel corso degli ultimi quindici mesi (maggio 2013 - luglio 2014). Praticamente una storia al mese. Le tematiche e i generi affrontati sono molto vari e, in alcuni casi, piuttosto distanti. Ciò è dovuto principalmente al fatto che amo leggere generi diversi, senza sentirmi particolarmente legato a questo o a quel filone narrativo. Ho quindi sempre trovato naturale trasferire questa mia inclinazione anche nei miei scritti.
Molti dei racconti che troverete di seguito hanno anche partecipato a concorsi e premi letterari - anzi, alcuni sono stati scritti apposta - riuscendo in più di un'occasione ad ottenere dei risultati che mi hanno regalato molta soddisfazione.
Con questa raccolta quindi ho voluto fare una sorta di sintesi del lavoro fatto fin qui, secondo una precisa progressione temporale." (dalla premessa di Davide Rigonat ai suoi quindici racconti).



Partendo dal presupposto che non amo i racconti e non li leggo volentieri, quelli di Davide Rigonat mi sono piaciuti.
Si tratta di quindici racconti di lunghezza variabile, mai particolarmente lunghi (ho letto l'intera raccolta in poco più di un paio d'ore), completamente slegati tra loro: non c'è un tema ricorrente o un filo conduttore. Le trame, così come il genere, sono sempre diverse. 
La costante va rintracciata nella voce dell'autore, che riesce sì a padroneggiare con efficacia registri stilistici diversi, ma non rinuncia mai all'ironia, a volte benevola, altre più caustica.
Personalmente consiglio la lettura di La nebbia e altri racconti: vi commuoverete, vi stupirete, vi divertirete, ma non vi annoierete!

Potete trovare maggiori informazioni sui suoi libri qui

martedì 17 febbraio 2015

Recensione: "La sposa vermiglia" - Tea Ranno

SINOSSI (da qlibri): Vincenzina Sparviero, ultimogenita, è destinata al convento. Quando, improvvisamente, l'amatissima sorella muore, è per Vincenzina il compimento di un sogno - ora sarà lei a potersi sposare - e il precipitare nell'abisso del senso di colpa. Da quel giorno Vincenzina giura a se stessa che non chiederà mai più niente per sé. In breve tempo il matrimonio tra la palombella mansueta e il facoltoso don Ottavio Licata, fascista, mafioso e trent'anni più vecchio di lei, è combinato. Vincenzina accetta con coraggio e incoscienza la decisione paterna, ma non ha fatto i conti con l'amore, incontrato negli occhi del giovane Filippo Gonzales. Lungo la china inesorabile che conduce al matrimonio annunciato, la colombella si tramuta senza quasi saperlo in una sparviera coraggiosa e libera.





Di Tea Ranno avevo già letto, a ottobre, Viola Foscàri, recensito su Leggere a Colori.
Arrivata all'ultima pagina di quel romanzo, che è tra i dieci più amati del 2014, mi ero ripromessa di leggere qualcos'altro dell'autrice di Melilli per approfondire la sua opera.
Spinta da diverse amiche lettrici ho scelto La sposa vermiglia, che ho divorato in poco più di una settimana.

Prima di sedermi a scrivere queste righe, ho fatto un rapido giro in rete per capire come i due romanzi fossero stati accolti dai lettori, e ho notato come per moltissimi La sposa vermiglia sia superiore a Viola Foscàri. Siccome se non mi distinguo non sono contenta, vi dico subito che per quanto La sposa mi sia piaciuto, e mi abbia dato gioia rifugiarmi nella scrittura dell'autrice, non l'ho amato come Viola Foscàri, che per tanti motivi mi è entrato nel cuore.

La protagonista de La sposa, Vincenzina Sparviero, è realmente esistita: Tea Ranno parte da un dato storico, da una vicenda realmente accaduta per costruire il suo romanzo, che con la verità storica ha poco in comune.
Ho come il sentore che il dato storico fosse più semplice, più esile, celebrato dai ricordi dei compaesani di Vincenzina ma privo della poesia, dello struggimento che circonda la protagonista del romanzo.

Come in tutte le tragedie che si rispettino, qui non conta il finale della storia, che capiamo fin dalle prime pagine: l'importante è come la storia viene raccontata, come si sviluppano i personaggi, quali emozioni prova Vincenzina nella sua velocissima crescita personale.

Vincenzina giura, sul cadavere della sorella, di ubbidire per sempre alla volontà dei genitori: ed è per questo che accetta il fidanzamento con Ottavio Licata, molto più vecchio di lei, dedito alla cocaina, alle prostitute e fascista. China la testa e subisce, confidandosi solo parzialmente con la cugina Gioconda, che fino all'ultimo tenterà tutto il possibile per impedire il matrimonio.
Quando Vincenzina incontra Filippo Gonzales, comincerà ad affidare i suoi pensieri a un taccuino, e soprattutto inizierà a rifugiarsi sempre più spesso in una realtà parallela, nella quale si incontra con l'amato in una casetta nel bosco. E sempre che questo le possa bastare per essere felice: la fuga dell'anima, mentre la sua persona rimane sulla terra ad eseguire il volere dei genitori.
è solo quando capisce che il suo amore per Filippo è ricambiato che avviene la metamorfosi completa, che Vincenzina rinuncia al giuramento e cerca una strategia per vivere quell'amore, per salvarsi la vita.  E si fa più forte, nelle ultime pagine, lette quasi di corsa, la nostra pena per lei, perché sappiamo come si concluderà la sua storia.

Nel romanzo si alternano diversi piani temporali: stiamo leggendo la storia di Vincenzina, siamo nel 1926, ed ecco che l'autrice ci trasporta più avanti di qualche mese, dopo quel nefasto matrimonio, quasi a volerci ricordare quale destino attente la giovane sposa. Ma Tea Ranno ci porta ancora più in là: vedremo come si evolverà la storia di Gioconda, e arriveremo quasi fino al presente, alle ricerche da lei condotte sulla storia della sposa vermiglia.

In Viola Foscàri c'era un personaggio principale forte, che potevamo osservare da più angolazioni, fino a farlo completamente nostro. Anche Viola Foscàri era una storia corale, con tanti personaggi, ma qui ho visto soprattutto la storia di una particolare società in un determinato periodo storico.
Vincenzina è un personaggio particolare, che acquista forza e carattere soprattutto alla fine: forse è per questo che ho letto La sposa vermiglia come un affresco storico, all'interno del quale rientrano la denuncia verso un modo di pensare che già nel 1926 avrebbe dovuto, forse, appartenere al passato, e il ritratto di una società diversa, che non c'è più, all'interno della quale è forte l'importanza del rispetto delle convenienze, delle apparenze. Rispetto che non chiude la porta a relazioni di amicizia solide come marmo: ho invidiato, durante la lettura, l'affetto tra Gioconda e Vincenzina, e mi hanno commossa le ultime pagine, quando la fanciulla riceve tanta solidarietà.
I personaggi sono tanti, eppure sono tutti straordinariamente veri, dotati di carattere, spessore psicologico: non c'è macchiettismo, nemmeno quando sono funzionali a rappresentare una "categoria" sociale - umana.

E poi, c'è la Sicilia. E forse questo sarebbe il primo punto da affrontare. Ma mi mancano le parole, perché di fronte all'affetto con cui l'autrice descrive i luoghi della sua infanzia, con quei toni così evocativi, così pieni di vita, di colore, di profumi, mi sembra ci sia davvero poco da dire. Il fatto di aver appena concluso la lettura di Nove Periodico di Federico Li Calzi contribuisce ad accentuare in me questa fascinazione. Prima o poi dovrò andarci, in Sicilia.

Raramente mi allontano, ormai, dalla letteratura classica, e quando lo faccio rimango quasi sempre delusa. Perché quando leggo ho bisogno di pensare, di ritrovare le mie emozioni in quelle dei personaggi, di essere cullata dal suono delle parole.
Quest'ultima cosa succede soprattutto quando si leggono romanzi italiani, non toccati da una traduzione: ecco, per me leggere Tea Ranno è esattamente questo. E' farmi cullare dalle parole dell'autrice, dal suo stile personalissimo, dalla sua penna elegante e raffinata, dal suo tono autentico, vivo, mai lezioso.



domenica 15 febbraio 2015

"Nel legno il tuo nome" - Intervista all'autore, Gianluca Paolisso

A tre mesi dalla recensione del romanzo di Gianluca Paolisso, Nel legno il tuo nome, ho trovato finalmente il tempo di intervistare l'autore.

Godetevi le sue riposte e le illustrazioni di Elisa Jane Pedagna.


1 - Domanda banale, scontata ma doverosa. La letteratura trabocca di romanzi riguardanti, più o meno direttamente, il tema dell'Olocausto. Il tuo si colloca sicuramente in una posizione di originalità, ma ad ogni modo viene spontaneo chiederti perché tu abbia scelto di dedicarti a questa tematica.

 Premessa doverosa: durante la stesura di un romanzo i miei occhi e la mia immaginazione non sopportano schemi e strutture preventive. Lascio che le cose accadano in un completo quanto razionale abbandono. Seguendo questo modus operandi il  tema dell'Olocausto in "Nel legno il tuo Nome" diviene espediente narrativo, uno scenario in contrapposizione ai paesaggi incontaminati delle prime pagine, ma di certo non una irrispettosa diminutio di fronte all'orrore perpetrato in quegli anni. I miei campi di concentramento si perdono nella nebbia: labili nei confini divengono proiezione della mente del protagonista, per poi tornare bruscamente alla realtà delle cose.
Credo che descrivere suggestioni visive e immaginifiche su un tema quale l'Olocausto permetta al lettore di assorbirlo con maggior facilità, e forse anche di comprenderne l'essenza.
In generale non amo i facili temi, spaventosa consuetudine dei nostri tempi.
 Penso che uno scrittore debba affrontare a mani nude i "mostri", quelli fatti di paurosa bellezza.


2 - Nel dedicarti al tema dell'Olocausto, ti sei "ispirato", con le dovute virgolette, a un romanzo sull'argomento che senti più vicino?

Di certo "Se questo è un Uomo" di Primo Levi è stato determinante, se non altro per comprendere ciò che mai avrei dovuto fare. Sarebbe stato indecoroso raccontare con dettagli d'altri una simile realtà, per la semplice ragione di non averla vissuta. Trovo che anche il più grande scrittore debba accostarsi a simili temi con umiltà e rispetto,  ben conscio della sua "lontananza". 


3 - Elizabeth appartiene a una compagnia di circensi, il testo è disseminato di citazioni
shakespeariane, Sergio insegna letteratura, tu stesso sei un attore: che significato ha, per te, scrivere, e qual è il tuo rapporto con chi, in questa attività, ti ha preceduto?

Scrivere significa fuggire dalle regole imposte.
Scrivere è una costante ribellione nei confronti dei burattinai che tentano di muoverci e alle volte ci riescono.
 Scrivere significa creare una possibilità altra di pensiero. 
Non esiste responsabilità più grande.

Mi accosto ai grandi scrittori con la consapevolezza di non poter correre senza prima aver imparato a camminare. Ed ogni volta è come ripartire da zero: di fronte a Hugo, Camus, Shakespeare, Eduardo e tanti altri, mi sento una goccia d'acqua nell'oceano, e come potrebbe essere altrimenti? Eppure il desiderio di lasciare qualcosa di degno resta, e per ora tanto basta. Sarà il tempo a dare un responso. 


4 - Il finale della storia di Sergio è doloroso: è stato difficile decidere il destino di Elizabeth? C'erano altre possibilità?

In verità la prima stesura del romanzo aveva un finale ancor più crudele, e a risentirne era proprio Elizabeth. Ma poi mi chiesi se fosse giusto "sporcare" un personaggio così bello, etereo, idealizzato. Mi risposi immediatamente, e dopo qualche ora riscrissi l'ultima parte, certo che la proiezione di un'idea fosse più consona allo spirito generale del libro. 
La bellezza di Elizabeth consiste proprio nell'essere una vittima innocente della vita e fonte di un amore che durerà ben oltre il suo ultimo respiro.


5 - Una mia curiosità su un dettaglio: Elizabeth monta un cavallo bianco. Conosco troppo bene il tuo modo di lavorare per pensare che sia stata una scelta casuale. Il cavallo bianco ha, nell'immaginario collettivo, un significato preciso. E qui?

In realtà non so cosa il cavallo bianco rappresenti simbolicamente nell'immaginario collettivo, ma di certo posso dirti che in "Nel legno il tuo Nome" Raggio di Luna  potrebbe essere definita come un'utopistica sospensione del tempo. Il suo trotto segna la fugace immobilità di un orologio. 
Poco dopo le lancette continueranno a muoversi,certo, eppure in quel breve istante di fermo è accaduto qualcosa, un piccolo miracolo che segna il confine tra realtà e immaginazione. 

Ti ringrazio di cuore, Giulia, per lo spazio che sempre riservi ai miei lavori sul tuo bellissimo Blog, Scusate devo andare a Leggere, e un ringraziamento speciale a tutti i tuoi lettori, nella speranza di poter tornare presto in vostra compagnia!

Nel legno il tuo Nome, di G. Paolisso.
Immagine di copertina e illustrazioni interne a cura di Elisa Jane Pedagna (Pagina FB: Elisa Jane).
Per informazioni e ordini scrivere a infonellegnoiltuonome@gmail.com o sulla pagina FB Gianluca Paolisso (scrittore).

sabato 14 febbraio 2015

Su LEGGERE A COLORI: Nove Periodico - Federico Li Calzi

Mauro, chitarrista di successo, torna alla sua città natale, Canicattì, dopo vent'anni nel corso dei quali ha vissuto a Roma tra una tournée e l'altra, vagando tra le feste senza mai dimenticare la donna dei suoi diciotto anni.

Elegante e delicato come una poesia, questo romanzo mi è proprio piaciuto!

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