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lunedì 24 febbraio 2014

E adesso, cosa leggo?

Dopo La montagna incantata, è stato il turno di un paio di letture "su richiesta". Una vita a colori, di cui avete letto la recensione pochi giorni fa, e Novemila giorni e una sola notte, di cui leggerete non so bene quando su Leggere a colori, fantastico portale che può vantare una collaborazione con la sottoscritta. 

Terminato Novemila giorni e una sola notte, "il romanzo più romantico dell'anno" che a me è parso solo un pastrocchio artificioso senza né capo né coda, mi sono trovata davanti al solito problema: e adesso, cosa leggo? Mi sono messa a guardare la lista dei libri da leggere, cercando uno spunto. Grazie al Kindle, ho praticamente tutto a portata di mano. Due o tre pagine de I Miserabili, due o tre de Il conte di Montecristo, e poi la sensazione: voglio un nuovo romanzo russo! E allora.. Oblomov, assolutamente. Era già, lì, scaricato, e ho cominciato a leggere. 
E subito mi sento a casa, accolta in un'atmosfera che adoro. Non succede nulla - per ora - parlano e basta, eppure.. per me è perfetto, non mi annoio!

Tornando verso casa, dopo un weekend dalla nonna, ho preso alla Feltrinelli Express della stazione Il giocatore Memorie dal sottosuolo, credo gli unici romanzi di Dostoevskij che mi mancano.

E voi, cosa leggete?

venerdì 21 febbraio 2014

Presentazione: "Quando dal cielo cadevano le stelle" e "La mia amica ebrea" - Sofia e Rebecca Domino

Ed ecco una nuova presentazione: si tratta questa volta di due romanzi, opera di due giovani sorelle, autrici indipendenti, di 29 e 26 anni. Tema di entrambi i romanzi è l'Olocausto, e sono stati pubblicati in occasione della Giornata della Memoria. Visti gli svariati impegni universitari e non (varie letture da portare a termine), non ho ancora potuto leggerli, ma ve li presento ugualmente.

Quando dal cielo cadevano le stelle - Sofia Domino

Trama (dal blog di Sofia Domino):  Lia ha tredici anni. È una ragazzina italiana piena di sogni e di allegria, con l’unica colpa di essere ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale. Dallo scoppio delle leggi razziali la sua vita cambia, e con la sua famiglia è costretta a rifugiarsi in numerosi nascondigli, a sparire dal mondo. Da quel mondo di cui vuole fare disperatamente parte. Passano gli anni, conditi da giornate piene di vicende, di primi amori, di paure e di speranze, come quella più grande, la speranza che presto la guerra finirà. Ma nessuno ha preparato Lia alla rabbia dei nazisti. Il 16 ottobre 1943, la comunità ebraica del ghetto di Roma viene rastrellata dalla Gestapo e i nazisti le ricorderanno che una ragazzina ebrea non ha il diritto di sognare, di sperare, di amare. Di vivere. Lia sarà deportata ad Auschwitz con la sua famiglia, e da quel giorno avrà inizio il suo incubo. Terrore, lavoro, malattie, camere a gas, morti. E determinazione. Quella che Lia non vuole abbandonare. Quella determinazione che vorrà usare per gridare al mondo di non dimenticare. Quella determinazione che brillerà nei suoi occhi quando il freddo sarà troppo pungente, quando la fame sarà lancinante, quando la morte sarà troppo vicina e quando sarà deportata in altri campi di concentramento.
Quella determinazione che le farà amare la vita, e che le ricorderà che anche le ragazzine ebree hanno il diritto di sognare. Perché non esistano mai più le casacche a righe, perché nessuno sia più costretto a vivere in base a un numero tatuato su un braccio o in base a una stella cucita sulla veste.
Perché dal cielo non cadano più le stelle.




La mia amica ebrea - Rebecca Domino

TRAMA (dal blog di Rebecca Domino): Amburgo, 1943. La vita di Josepha, quindici anni, trascorre fra le uscite con le amiche, le lezioni e i sogni, nonostante la Seconda Guerra Mondiale. Le cose cambiano quando suo padre decide di nascondere in soffitta una famiglia di ebrei. Fra loro c'è Rina, quindici anni, grandi e profondi occhi scuri.

Nella Germania nazista, giorno dopo giorno sboccia una delicata amicizia fra una ragazzina ariana, che è cresciuta con la propaganda di Hitler, e una ragazzina ebrea, che si sta nascondendo a quello che sembra essere il destino di tutta la sua gente. 
Ma quando Josepha dovrà rinunciare improvvisamente alla sua casa e dovrà lottare per continuare a sperare e per cercare di proteggere Rina, l'unione fra le due ragazzine, in un Amburgo martoriata dalle bombe e dalla paura, continuerà a riempire i loro cuori di speranza.Un romanzo che accende i riflettori su uno dei lati meno conosciuti dell'Olocausto, la voce degli "eroi silenziosi", uomini, donne e giovani che hanno aiutato gli ebrei in uno dei periodi più bui della Storia.

Se qualcuno fosse interessato, dai blog delle tue autrice è possibile accedere allo store che permette l'acquisto:

Quando dal cielo cadevano le stelle

La mia amica ebrea

giovedì 20 febbraio 2014

Recensione: "Una vita a colori" - Mara Boselli

TRAMA (da Nativi Digitali Edizioni): Alice, insegnante di greco e mamma single, conduce un’esistenza frenetica e incolore come tanti altri a Milano. Presa dalla noia, o forse dalla speranza inconscia di poter cambiare di colpo la propria vita, una sera accede per la prima volta ad una chat. Ed è in questo spazio virtuale che si incontrano per la prima volta Alicetta32 e Color_Painted, il nickname di Fabio, misterioso e garbato giornalista con il quale Alice intraprende quella che in pochi giorni diventa una “relazione virtuale”.
“Una Vita a Colori” ci descrive le indaffarate giornate di Alice, tra la scuola, la figlia Chiara e la famiglia, e soprattutto le sue nottate davanti a un monitor a chattare con Fabio. Finché qualcosa non sconvolgerà la routine quotidiana…
Di libri sugli incontri in chat ne sono stati scritti tanti, soprattutto di gusto morboso o che nascondono una demonizzazione della tecnologia. In “Una Vita a Colori” la chat è un non-luogo, un ambiente neutro dove due persone che vivono una vita piatta, dai toni sbiaditi, possono confrontarsi per scoprire che i colori alla vita non li possiamo mettere da soli, serve la persona adatta per cogliere le giuste sfumature, insieme. Sarà Fabio, il misterioso individuo dietro a “Color_Painted”, la persona adatta per Alice?


Una vita a colori, divorato tra una sera e la mattina successiva, è promosso a metà, o con riserva. All'inizio la storia scorre fluida, tiene incollati alla pagina; da metà in poi prosegue stancamente, per poi concludersi in maniera inaspettata. Probabilmente, vista la presentazione che prometteva "qualcosa che andava al di là degli stereotipi", avevo aspettative troppo alte.

I personaggi principali sono ben descritti, riusciamo a conoscere Fabio solo attraverso le parole che scrive ad Alice in chat; i sentimenti e le emozioni di lei sono ben delineate, con un linguaggio che aiuta l'immedesimazione. I momenti di euforia e di disperazione di Alice sono facilmente condivisibili, come anche le sue emozioni leggendo le frasi di Fabio
Vi sono alcuni elementi un po' inverosimili, o forse lo sono per me che ho avuto l'immensa fortuna di innamorarmi di qualcuno online: è impossibile che Alice, e anche Fabio, dopo una o due conversazione non siano corsi a "vedersi" su Facebook, divorati dalla curiosità! E anche Alice, che dovrebbe avere trentadue anni, è descritta come se fosse più vecchia, almeno quarantenne.
La conclusione è assolutamente inaspettata, e rende il tutto più gradevole e meno scontato.

Lo stile del racconto è essenzialmente piano, mai scorretto ma senza punte di eccellenza. Non c'è nulla di personale, talvolta anzi si ritrova un uso di formule che risulta un po' pesante. Da metà in poi, come scrivevo all'inizio, la storia si trascina un po' e si fa, a parer mio, eccessivamente descrittiva. Bocciata, mi dispiace dirlo, la descrizione dei momenti "clou": un linguaggio decisamente troppo alla 50 sfumature di grigio.

In conclusione, il romanzo è leggero e simpatico, si legge in fretta ma non è particolarmente innovativo. Per essere - come credo sia - un primo esperimento è direi ammirevole, ma si può ancora lavorare!

Se qualcuno fosse interessato, il romanzo è acquistabile nei principali stores online, partendo da qui.

mercoledì 19 febbraio 2014

Fine di una lettura - La montagna incantata

Ecco, ieri ho chiuso, sono arrivata al Finis Operis de La montagna incantata.
E' stato strano arrivare alla fine, appoggiarlo e sapere che non sarà più lì ad aspettarmi.
Sono una lettrice veloce, quindi è davvero raro che un libro arrivi a farmi compagnia per quasi un mese, come è successo con La montagna. 
Rispetto al mio ultimo post sul tema, le mie impressioni non sono cambiate. Ho letto con il consueto approccio emotivo, godendomi le lunghe digressioni, i dibattiti, le riflessioni. Riconoscendo qua e là riferimenti a qualcosa che ho studiato, sentendomi un po' meno ignorante.
Eh sì, perché questo è un libro che ti fa sentire ignorante, ma in senso buono. Ti viene voglia di approfondire, di rileggerne dei pezzi, di fare qualche ricerca supplementare, di piegare un angolo della pagina, di sottolineare con una matita rossa.

La mia edizione si chiude con la famosa lezione tenuta da Mann all'Università di Princeton: leggendola, credo che potrei capire qualcosa di più. Per ora non ne ho voglia, verrà il tempo di approcciarsi in maniera più sistematica a questa lettura.
Adesso voglio solo godermi questo senso di solitudine, lasciar andare i personaggi per la loro strada, salutare Hans per sempre. Scendere piano piano dalla montagna.
Non mi ha coinvolto come i Buddenbrok, o come i capolavori di Dostoevskij, o come Padri e figli: ma grazie al suo ritmo, o forse dovrei dire al suo tempo, è una delle letture più belle che abbia mai portato a termine.

In vista del futuro "approccio sistematico", se qualcuno di voi conoscesse uno o più saggi e me li volesse consigliare... grazie!

lunedì 17 febbraio 2014

Presentazione "Una vita a colori" - Mara Boselli

Un piccolo post per presentarvi la nuova pubblicazione di Nativi Digitali Edizioni.

L'ebook, in uscita il 19 febbraio, si intitola Una vita a colori, e racconta la storia di Alice, una mamma single milanese che, per sfuggire alla noia, o nell'inconscia speranza di dare una svolta alla propria esistenza, si iscrive ad una chat. In chat conoscerà Fabio, "misterioso e garbato" giornalista, col quale intraprenderà ben presto una relazione virtuale. Nel comunicato stampa della Nativi Digitali Edizioni, Una vita a colori è presentato come "diverso" rispetto ai tanti altri romanzi che sono stati scritti sul tema. Chi mi conosce sa quanto l'argomento mi stia a cuore: Una vita a colori entra quindi subito nella lista dei libri da leggere, e arriverà presto la recensione.

L'autrice del romanzo è Mara Boselli: laureata in Giurisprudenza, di origine milanese, collabora con una testa locale nel paese della "Bassa Reggiana" dove si è trasferita per amore.




Chi desiderasse acquistare l'ebook di Una vita a colori lo trova qui, ovviamente a partire dal 19 febbraio.

domenica 16 febbraio 2014

In lista...(leggeri - romantici)

Mancano ormai 150 pagine alla fine de La montagna incantata. Una lettura che mi ha fatto compagnia, che ho affrontato senza fretta, inserendo in mezzo anche due romanzi meno impegnativi.
Me la sono goduta, La montagna. Respirando l'atmosfera del sanatorio, assuefacendomi ad essa, lasciando che il lento trascorrere del tempo mi avvolgesse.
Probabilmente non ho capito tutto, anzi. Sicuramente non ho capito tutto, e avrei bisogno di leggere due o tre saggi per dissipare i dubbi. Ma non è il momento, voglio godermi la lettura e il dopo - lettura con serenità, con il mio consueto approccio emotivo.

"Dopo", vorrei rilassarmi con qualcosa di leggero, o  romantico, prima di affrontare un'altra delle letture impegnative che ci sono in lista.
Ma... cosa?
L'alternativa sarebbe tra:


  • Per dieci minuti - Chiara Gamberale
  • Il bizzarro incidente del tempo rubato - Rachel Joyce
  • La promessa del plenilunio - Riikka Pulkkinen
  • La donna giusta - Sandor Marai
  • L'amore è un difetto meraviglioso - Graeme Simsion
  • Luna di miele a Parigi - Jojo Moyes
  • Novemila giorni e una sola notte - Jessica Brockmole
I primi quattro erano in lista da tempo. Adoro la Gamberale, ammiro profondamente il suo coraggio nel parlare di problemi e condizioni che per molti sono, purtroppo, ancora tabù. Della Joyce e della Pulkkinen ho letto due romanzi: L'armadio dei vestiti dimenticati, della Pulkkinen, l'ho adorato e vorrei vedere se si mantiene all'altezza delle aspettative. Per quanto riguarda Rachel Joyce, invece, vorrei darle un'altra possibilità, in quanto L'imprevedibile viaggio di Harold Fry mi aveva convinta solo fino a un certo punto. 
Luna di miele a Parigi, invece, l'ho acchiappato ieri al volo al supermercato, perché mi era piaciuto tantissimo Io prima di te.
L'amore è un difetto meraviglioso mi è stato prestato dal moroso che l'ha già letto e recensito qui, mentre di Novemila giorni e una sola notte non si fa che parlare su un gruppo di lettura che seguo su FB.

Voi cosa dite?


mercoledì 5 febbraio 2014

Perché questo blog, ovvero gli Italiani sono anch'io.

Mi sono appena resa conto, partecipando a una discussione online, che non ho mai sufficientemente chiarito perché è nato questo blog o, più in generale, perché ho iniziato a parlare di libri, a condividere le mie letture.

Sicuramente, ho voluto dar voce a un grande interesse che mi accompagna fin da quand'ero bambina. E ho anche trovato il modo di coniugare due passioni: quella per la scrittura, e quella per la lettura. Perché non vi è niente di più naturale e produttivo di scrivere a proposito di ciò che si legge. Senza contare che.. è proprio leggendo che si impara a scrivere.

Però.. alla base di Scusate, devo andare a leggere c'è anche altro. Leggendo qua e là, sul web e non solo, il messaggio che passa a proposito degli Italiani è sempre lo stesso. Siamo ignoranti, è di nuovo in crescita l'analfabetismo funzionale, si chiama "lettore forte" colui che legge 12 libri all'anno. Saranno sicuramente dati veri, ma quello a cui voglio oppormi è il loro scorretto sbandieramento. Perché noi Italiani - e voglio calcare sulla maiuscola, anche se non è ortograficamente corretta - stiamo diventando sempre di più campioni nel lamento e nel vittimismo. Critichiamo chi non legge, chi non è in grado di mettere le virgole al posto giusto, chi guarda solo i film di Boldi & De Sica, parliamo del governo che affossa i Beni culturali, che non combatte per l'Arte e la Letteratura ma.. cosa facciamo, nel nostro piccolo?
Ecco, questo blog nasce sia per dare espressione a una minoranza, la minoranza che legge più di 50 / 60 / 100  libri l'anno - e li conta perché li recensisce, non per farsi vedere - sia per diffondere la cultura ed il sapere, per far sì che, in un futuro, questa minoranza non sia più tale.
E' una piccola voce di speranza, che si unisce a tante altre che popolano il web. Gruppi, pagine Facebook, blog... tanti parlano dell'importanza di rimanere intellettualmente vivi. 
E io spero che chi passa di qua, o sulla pagina, trovi occasione di confronto se legge, e se non legge trovi spunti per provare a (ri) cominciare. 
E spero che.. il prossimo anno, o quello dopo, chi scrive gli articoli allarmanti si accorga di noi, del popolo di lettori / studiosi d'arte / cinema / letteratura della rete, e parli di noi. E che tra 10 anni siano questi i numeri a fare notizia, e a farci guardare al nostro Paese col sorriso. 
Facciamoci vedere e sentire, continuiamo a scrivere, a parlare, a leggere, a visitare i musei. Perché quegli Italiani degli articoli non sono mica un'entità astratta, eh.. gli Italiani siamo noi!

Oltre alla speranza, in questo post c'è utopia, lo riconosco. Ma è così che si costruiscono i mondi, non con la rassegnazione. 

lunedì 3 febbraio 2014

Cronache di lettura: La montagna incantata

Superato lo scoglio di pagina 250, inizio a sentirmi "dentro" la lettura, e non come se "avessi appena cominciato" il romanzo. Non a caso, infatti, se non conosco l'autore, tendo a scegliere romanzi con un minino di 300 pagine, perché ho bisogno di un po' di tempo (e di pagine) prima di acclimatarmi.
A questo punto, mi sento abbastanza a casa tra le stanze (e la terrazza) del sanatorio di Davos. Anzi, mi sono assuefatta all'atmosfera (e chi ha letto il capolavoro di Mann, mi capisce) che si respira lassù. Così tanto che mi riesce difficile abbondare il libro e tornare nella realtà del piano, accorgermi che sono nel 2014 e che ho solo un po' di sinusite.
Mann crea un microcosmo perfetto. Cesella perfettamente ogni particolare degli ambienti e degli oggetti. E lascia che siamo noi, attraverso i discorsi, le digressioni, le descrizioni, a farci un'idea del carattere dei personaggi, della filosofia cui vanno accostati. Eh sì, perché qui non c'è un unico livello di lettura.
Ad ogni modo, è sicuramente meno scorrevole dei Buddenbrok, che mi avevano attirata nella "rete" di quest'autore, ma comunque assolutamente leggibile da chi abbia voglia di approfondire, analizzare, la temperie culturale del primo Novecento e - come sempre quando si parla di classici - l'animo umano in tutte le sue forme. Ecco, è per questo che amo i classici, e soprattutto è per questo che credo siano diventati tali, e mai passeranno di moda. Perché parlano dell'uomo: e l'uomo, alle prese con la prima ruota o con il Galaxy, è poi sempre quello.
E allora, per adesso, nell'innamoramento ridicolo di Hans per Clavdia, ritrovo tantissimo di me, di momenti passati.

Ho scritto "assolutamente leggibile da chi abbia voglia di approfondire": ho buttato giù di slancio e non voglio correggere ma...in realtà non è di facile lettura. è gradevole, ma se cercato un libro con una trama densa e sviluppata, e i discorsoni vi interessano poco... Buttatevi, piuttosto, sui Buddenbrok

domenica 2 febbraio 2014

"Che il libro smetta di far rima con isolamento e mediocrità"

Ieri, sulla pagina Facebook del blog, ho condiviso un interessante articolo riguardante il "solito" problema: la lettura, tra i giovani, non è particolarmente diffusa, e ci si chiedeva come porre rimedio. I dati riportati nell'articolo sono relativi alla Francia, ma non vi è ragione di credere che in Italia la situazione sia migliore, anzi.
Vengono proposte 4 strategie per avvicinare i giovani alla lettura. Quella che più mi interessa è la quarta: 
che il libro smetta di far rima con isolamento e mediocrità e cominci a farla con piacere e condivisione. A tal fine è importante che chi ne parla lo faccia in modo convincente e allettante. In altre parole, che tutti i mediatori - librai, ma anche bibliotecari, giornalisti e gli stessi genitori - siano formati adeguatamente per essere non dei 'prescrittori' di letture obbligatorie ma, per riprendere la formula di Philip Roth, degli "insegnanti di desiderio".

Sulla prima - riguardante la necessità di  far crescere i bambini in un ambiente ricco di libri, con genitori che leggono - ho delle riserve, nel senso che temo che purtroppo non sia sufficiente: i casi di accaniti lettori che si ritrovano con figli che non leggono sono infatti parecchi. La terza, sull'importanza di avere libri a disposizione fin dalla più tenera età, la trovo stretta parente della prima, e anche qui... mi pare ci sia poca sostanza. Il mondo è pieno di giovani adulti che nutrono poco interesse nei confronti della lettura, ma... quale bambino non ha avuto tra le mani libretti & librotti?
La seconda, per quale vi rimando direttamente all'articolo citato, è  effettivamente interessante e sarebbe una strada da percorrere.

Ma ritorniamo alla quarta... ci tengo davvero, mi sta a cuore. Forse perché per tanti anni sono stata derisa dai compagni di scuola, perché ero quella che andava bene a scuola e amava leggere. E anche oggi, quando mi siedo sul treno o nella sala d'aspetto del dottore col mio librone, mi ritrovo sempre addosso occhiate che esprimo in parte curiosità, ma anche - ahimè - scherno e commiserazione.
Su questo ci sarebbe da lavorare, e tanto. Dovrebbe essere diffusa la consapevolezza che... leggere serve ad aprirsi, in maniera più profonda, perché leggere vuol dire avere qualcosa di cui parlare col prossimo. Non è isolarsi nel proprio stanzino, ma anzi viaggiare verso mondi sconosciuti, e nelle profondità del pensiero.
E soprattutto... la scuola dovrebbe smettere di far leggere i libri con la mera giustificazione che.. "non si può non leggerlo", e invece spiegare perché la determinata opera è importante. Non solo, si dovrebbero lanciare consigli più ampi, promuovere la conoscenza di testi anche meno noti e centrali nella letteratura ma comunque scritti bene, perché sono profondamente convinta che un ragazzino possa arrivare dalla lettura di Carofiglio (per dire uno dei miei italiani contemporanei preferiti) a Dostoevskij autonomamente, per curiosità. Ma se ti vengono imposti a forza i Malavoglia, da lì non ti schiodi più.

Ecco, il problema è sempre il come, realizzare tutto questo. Sulla faccenda scuola, credo si potrebbe lavorare abbastanza agevolmente. E il resto forse verrebbe da sé. Perché è solo con la passione che si abbattono i pregiudizi.  Dico forse, ovviamente. E nel mio piccolo non posso che continuare a consigliare romanzi semplici ma scritti bene e non superficiali, nella speranza che da cosa nasca cosa.