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mercoledì 26 settembre 2012

Il colore del mare in tempesta di K. Viggers e La luce sugli oceani di L. M. Stedman





Due storie che condividono l'ambientazione insolita: le donne protagoniste sono, o sono state, le mogli del guardiano del faro su un'isoletta sperduta dell'Australia. Ambientazione comune ma trattata in modo molto diverso: ne Il colore del mare in tempesta il lavoro al faro è fatica, e la presenza del mare è costantemente minacciosa, resa più pericolosa dallo spettro dell'Antartide, poco più a sud; ne La luce sugli oceani l'isola ci pare più allegra, il mare può essere - anche - fonte di pace, e il lavoro può essere un gioco a cui può partecipare tutta la famiglia.

Quella di La luce sugli oceani è una prosa scorrevole e gradevole anche se il tema trattato è angosciante: a Janus Rock Tom e Isabel soffrono perché non possono avere figli, ma un giorno arriva dal nulla una barca con un cadavere e in un fagotto una bambina, viva. Che diventerà la loro bambina. Inevitabilmente, sulla terraferma si scoprirà esserci ancora una donna disperata che aspetta, e non perde la speranza. La storia diventa presto un dramma soffocante, anche se la scrittura sempre curata e quasi "leggera" aiuta a non perdersi, e a chiedersi continuamente, senza trovare risposta nemmeno alla fine, dove stia il confine tra cioè che è giusto e ciò che è sbagliato. Una storia in cui il matrimonio è un vincolo fortissimo, e i coniugi si coprono e si difendono l'uno con l'altro, senza via d'uscita.Un tema sempre attuale, una storia commovente e "difficile" che riesce a non diventare patetica. Consigliato: sì, se pensate di poterlo sopportare.






Ne Il colore del mare in tempesta si intrecciano le storie di Mary, una donna anziana che torna a vivere - e poi a morire - in un cottage sull'isola di Bruny Island dove ha vissuto con il marito e figli gli anni della giovinezza, e di suo figlio Tom. Mary è tormentata, oltre che dalla malattia, da una busta misteriosa, di cui indoviniamo il contenuto solo poco prima dell'ultima pagina. Tom è assillato dal ricordo della sua missione in Antartide, con cui sembra imparare a convivere solo verso la fine.Una prosa difficile, quasi claustrofobica. Efficaci le descrizione degli stati d'animo, delle ansie, delle paure dei personaggi. Un ritmo lentissimo, potremmo quasi dire che non succede pressoché niente. Io personalmente l'ho trovato pesante e un po' noioso, ma se vi piace l'introspezione psicologica portata all'eccesso.. può essere il libro che fa per voi.