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È ciò che scopre Minerva mentre contempla il corpo aggraziato e senza vita della madre al volante della sua auto distrutta.
Attraverso la voce di una donna brillante, seducente e fin troppo padrona di sé, Irene Malfatti ci fa da guida, con intelligente e smaliziata ironia, lungo il percorso dentro se stesse, a caccia delle catene che abbiamo forgiato per imprigionarci, per spezzarle una a una e riemergere all’aria e alla luce.
Abbattendo uno dopo l’altro tabù e luoghi comuni, l’autrice ci mette con disarmante schiettezza di fronte a un universo femminile che probabilmente conosciamo ma che raramente riconosciamo.
Un romanzo che vi commuoverà, vi strapperà sorrisi e risate di cuore, vi regalerà insospettate conferme e vi dimostrerà che per essere donna bisogna “uccidere l’Angelo del Focolare”.
Ho comprato d'impulso il libro di Irene perché ho "scoperto" lei per caso su un gruppo Facebook. Pur non avendo mai interagito direttamente con lei sono rimasta in un certo senso affascinata dal suo modo di porsi e ho deciso che volevo vedere come scrivesse.
Figlie di Fiamma mi ha tenuto compagnia in un paio di pomeriggi particolarmente noiosi ed è stato non tanto una piacevole sorpresa, quanto il piacere di una conferma.
Alla morte della madre Minerva si trova quasi costretta ad affrontare un problema che la accompagna da sempre: non ha mai raggiunto un orgasmo. La ricerca di Minerva non conduce alla soluzione del problema quanto all'individuazione del problema stesso, e il finale rimane parzialmente aperto.
Irene affronta l'argomento "sesso" senza falsi pudori, senza malizie, con un tono diretto, quasi pratico, che è un piacere leggere. Eppure il romanzo è come pervaso da una traccia di poesia, è scritto in una lingua diretta ma quasi magica, che rende facile sia leggere, sia capire che siamo tutte un po' Minerva. Che a Fiamma forse non piaceremmo, che anche noi dobbiamo trovare il coraggio di "uccidere l'Angelo del Focolare" per essere davvero noi stesse. Che non basta liberarsi dalle aspettative degli altri su di noi, ma dobbiamo mettere da parte anche le nostre.
C'è qualcosa di irritante nel pensarsi persone non comuni e sottostare comunque a dinamiche comunissime.
Nel mentre che provo a lavorare su me stessa per capire come fare a smettere di pensarmi e volermi perfetta, spero di leggere altro di Irene.
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