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domenica 15 febbraio 2015

"Nel legno il tuo nome" - Intervista all'autore, Gianluca Paolisso

A tre mesi dalla recensione del romanzo di Gianluca Paolisso, Nel legno il tuo nome, ho trovato finalmente il tempo di intervistare l'autore.

Godetevi le sue riposte e le illustrazioni di Elisa Jane Pedagna.


1 - Domanda banale, scontata ma doverosa. La letteratura trabocca di romanzi riguardanti, più o meno direttamente, il tema dell'Olocausto. Il tuo si colloca sicuramente in una posizione di originalità, ma ad ogni modo viene spontaneo chiederti perché tu abbia scelto di dedicarti a questa tematica.

 Premessa doverosa: durante la stesura di un romanzo i miei occhi e la mia immaginazione non sopportano schemi e strutture preventive. Lascio che le cose accadano in un completo quanto razionale abbandono. Seguendo questo modus operandi il  tema dell'Olocausto in "Nel legno il tuo Nome" diviene espediente narrativo, uno scenario in contrapposizione ai paesaggi incontaminati delle prime pagine, ma di certo non una irrispettosa diminutio di fronte all'orrore perpetrato in quegli anni. I miei campi di concentramento si perdono nella nebbia: labili nei confini divengono proiezione della mente del protagonista, per poi tornare bruscamente alla realtà delle cose.
Credo che descrivere suggestioni visive e immaginifiche su un tema quale l'Olocausto permetta al lettore di assorbirlo con maggior facilità, e forse anche di comprenderne l'essenza.
In generale non amo i facili temi, spaventosa consuetudine dei nostri tempi.
 Penso che uno scrittore debba affrontare a mani nude i "mostri", quelli fatti di paurosa bellezza.


2 - Nel dedicarti al tema dell'Olocausto, ti sei "ispirato", con le dovute virgolette, a un romanzo sull'argomento che senti più vicino?

Di certo "Se questo è un Uomo" di Primo Levi è stato determinante, se non altro per comprendere ciò che mai avrei dovuto fare. Sarebbe stato indecoroso raccontare con dettagli d'altri una simile realtà, per la semplice ragione di non averla vissuta. Trovo che anche il più grande scrittore debba accostarsi a simili temi con umiltà e rispetto,  ben conscio della sua "lontananza". 


3 - Elizabeth appartiene a una compagnia di circensi, il testo è disseminato di citazioni
shakespeariane, Sergio insegna letteratura, tu stesso sei un attore: che significato ha, per te, scrivere, e qual è il tuo rapporto con chi, in questa attività, ti ha preceduto?

Scrivere significa fuggire dalle regole imposte.
Scrivere è una costante ribellione nei confronti dei burattinai che tentano di muoverci e alle volte ci riescono.
 Scrivere significa creare una possibilità altra di pensiero. 
Non esiste responsabilità più grande.

Mi accosto ai grandi scrittori con la consapevolezza di non poter correre senza prima aver imparato a camminare. Ed ogni volta è come ripartire da zero: di fronte a Hugo, Camus, Shakespeare, Eduardo e tanti altri, mi sento una goccia d'acqua nell'oceano, e come potrebbe essere altrimenti? Eppure il desiderio di lasciare qualcosa di degno resta, e per ora tanto basta. Sarà il tempo a dare un responso. 


4 - Il finale della storia di Sergio è doloroso: è stato difficile decidere il destino di Elizabeth? C'erano altre possibilità?

In verità la prima stesura del romanzo aveva un finale ancor più crudele, e a risentirne era proprio Elizabeth. Ma poi mi chiesi se fosse giusto "sporcare" un personaggio così bello, etereo, idealizzato. Mi risposi immediatamente, e dopo qualche ora riscrissi l'ultima parte, certo che la proiezione di un'idea fosse più consona allo spirito generale del libro. 
La bellezza di Elizabeth consiste proprio nell'essere una vittima innocente della vita e fonte di un amore che durerà ben oltre il suo ultimo respiro.


5 - Una mia curiosità su un dettaglio: Elizabeth monta un cavallo bianco. Conosco troppo bene il tuo modo di lavorare per pensare che sia stata una scelta casuale. Il cavallo bianco ha, nell'immaginario collettivo, un significato preciso. E qui?

In realtà non so cosa il cavallo bianco rappresenti simbolicamente nell'immaginario collettivo, ma di certo posso dirti che in "Nel legno il tuo Nome" Raggio di Luna  potrebbe essere definita come un'utopistica sospensione del tempo. Il suo trotto segna la fugace immobilità di un orologio. 
Poco dopo le lancette continueranno a muoversi,certo, eppure in quel breve istante di fermo è accaduto qualcosa, un piccolo miracolo che segna il confine tra realtà e immaginazione. 

Ti ringrazio di cuore, Giulia, per lo spazio che sempre riservi ai miei lavori sul tuo bellissimo Blog, Scusate devo andare a Leggere, e un ringraziamento speciale a tutti i tuoi lettori, nella speranza di poter tornare presto in vostra compagnia!

Nel legno il tuo Nome, di G. Paolisso.
Immagine di copertina e illustrazioni interne a cura di Elisa Jane Pedagna (Pagina FB: Elisa Jane).
Per informazioni e ordini scrivere a infonellegnoiltuonome@gmail.com o sulla pagina FB Gianluca Paolisso (scrittore).

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