Ho letto questo romanzo in un paio di sere, dopo aver finito La fiera della vanità, in merito al quale forse riuscirei solo a dire che mi è piaciuto tantissimo.
Lo stesso non si può dire, assolutamente, per Ragazze di campagna. Dopo circa 40 pagine avrei voluto abbandonarlo, e credo di averlo finito solo per forza di inerzia, oltre che per un antipaticissimo desiderio di scrivere che non mi era piaciuto. Arrivare al finale, per altro scontatissimo, è stata una liberazione.
Non fraintendetemi: il romanzo è scritto bene, e se inquadrato all'interno del contesto socio-culturale entro il quale è germinato acquista un senso ben preciso, ma per me questo non è sufficiente. A me non è piaciuto per nulla, purtroppo.
In primo luogo mi è parso noiosissimo, e credo di averlo finito solo perché è veramente breve. La descrizione dell'ambiente socioculturale in cui le due ragazze vivono è molto ben fatta, non è difficile immaginare quei luoghi e soprattutto percepirne l'estrema povertà, il degrado. Quello che manca, secondo me, è l'approfondimento psicologico. Il rapporto tra le due amiche è sicuramente complesso, ci deve essere qualcosa alla base della crudeltà con cui Baba tratta Caithleen ma... cosa? Non si capisce per quale motivo Baba la insulti e la tiranneggi sempre, non c'è niente che spiega i motivi di questo rapporto di interdipendenza e insieme amore/odio. E anche la mezza relazione tra Caithleen e l'anziano vicino di casa è appena tratteggiata, sicuramente possiamo parlare di complesso di Edipo non risolto ma l'autrice non ci dice molto di più. Probabilmente per l'epoca era scandalosa, ai miei occhi è solo, ed inutilmente, morbosa e torbida.
Insomma, sconsigliato.
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