Google+

giovedì 11 settembre 2014

A proposito di... "Il malinteso" - Irene Némirovsky

L'amore che nasce dalla paura della solitudine è triste e forte come la morte.

Tra le letture di agosto, non recensite, c'è anche Il malinteso, di Irene Némirovsky. Di quest'autrice avevo già letto Il ballo che non mi aveva lasciato molto, forse anche perché non amo i racconti: su consiglio di mia mamma ho perseverato, e la scelta è caduta proprio su Il malinteso, da lei molto amato.

Sempre la mamma mi ha riferito che su un gruppo Facebook un lettore di sesso maschile (non so come risalire al nome della persona che sto per citare, e mi dispiace, siccome sto costruendo un post intorno alla sua frase) aveva scritto che Il malinteso è il libro che ogni donna dovrebbe leggere.
Questo ha generato in me (e non solo, anche negli amici del gruppo Scusate, devo andare leggere) diverse riflessioni.
Sicuramente Il malinteso è un libro adatto a un pubblico sia maschile sia femminile, avendo molto da insegnare (nella misura in cui un libro può insegnare qualcosa) sui rapporti sentimentali tra uomo e donna, sulle difficoltà di entrambi di gestire emotivamente una relazione difficile.
Eppure, anche io penso che ogni donna dovrebbe leggerlo.

Forse lo penso perché mi sono riconosciuta molto in quanto descritto, e l'ho trovato in un certo senso... catartico (potrei anche dire terapeutico, ma è una parola che non mi piace).
Leggere Il malinteso, per me, è stato un po' come guardarmi allo specchio e, come spesso succede, quello che ho visto non mi è piaciuto.
Il romanzo, in quelle che credo siano un centinaio di pagine, racconta la storia di un adulterio: a essere sposata, oltretutto a un uomo facoltoso, è lei, Denise, mentre Yves è uno sfortunato impiegato, con l'anima devastata dalla guerra.
è un amore sfortunato e difficile, il loro. I muri dell'incomprensione sono alti, troppo. Non riescono ad avvicinarsi, ed è soprattutto lei a essere incapace di godersi la spensieratezza e la serenità. è sempre preda dell'angoscia, vive aspettando che suoni il telefono, che lui la raggiunga o le chieda di vedersi, e anche mente sono insieme non riesce a smettere di tormentarsi, di porsi domande su ogni suo minimo atteggiamento.  Non riesce a gioire del momento presente, vive nell'angoscia di quello che sarà dopo, attende già il prossimo incontro, si nutre di ansia e dolore, in una nevrosi perenne che distruggerà entrambi, a causa di un... malinteso.


Il malinteso è la storia di un adulterio, è vero. Ma l'atteggiamento di Denise è accostabile a quello di tante di noi alle prese con una relazione malata, che nasce quasi sempre dalla paura della solitudine, che tutte conosciamo, più o meno.
Se tra le lettrici donne vi è qualcuna che non l'ha mai vissuta, che non conosce l'ansia e il timore di Denise... bene, la invidio anche un po'. Ma penso che nessuna donna potrà uscire indenne da questa lettura, e non riconoscere nella sfortunata protagonista almeno un pezzettino di sé.

A tutto questo aggiungete una prosa delicata, meravigliose metafore e una Parigi vivacissima...

Non erano le sue carezze a tenerla legata  a lui (...) non era felice tra le sue braccia, 
sempre tormentata da un'indefinibile angoscia, sorda e avida come un dolore profondo di cui si sente la presenza ma al quale non sappiamo dare un nome.

Nessun commento: