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domenica 6 luglio 2014

A proposito de... "L'amica geniale" - Elena Ferrante

N.B. Non è una recensione.

Era da diversi giorni che volevo scrivere un piccolo post su quella che per ora è la trilogia de L'amica geniale di Elena Ferrante. Dico "per ora" perché a novembre dovrebbe uscire il quarto libro di questo ciclo.
Avevo l'ebook de L'amica geniale nel Kindle da parecchi mesi, e l'occasione è arrivata all'improvviso, durante un viaggio in treno.
Inizialmente, ho faticato: fino a circa metà de L'amica geniale, in cui sono raccontate le vicende riguardanti l'infanzia di Elena e Lila, mi sono annoiata, avevo un'impressione di già visto / già letto. Ho lasciato decantare, dedicandomi ad altre letture, e sono tornata nuovamente per caso sulla Ferrante: troppo stanca per dedicarmi a Viaggio al termine della notte, che ho abbandonato, ho ripreso L'amica geniale. 
E a quel punto, non mi sono più fermata: in una settimana ho letto tutti i tre libri, scaricando di volta in volta i nuovi senza nemmeno leggere l'estratto, cosa che faccio sempre.
Sono essenzialmente romanzi di pura trama: le vicende si susseguono veloci, l'autrice (non credo ci sia un uomo dietro a questo pseudonimo) inserisce le riflessioni all'interno dei dialoghi, nei pensieri di Elena, voce narrante. Per quanto i dialoghi siano tantissimi, lo stile dell'autrice - tra i più belli letti in un romanzo italiano contemporaneo - emerge sempre, non rimane mai sullo sfondo.
Fantastico l'inquadramento socio-politico dell'Italia degli anni '50, e poi Sessanta e Settanta: l'arco cronologico abbracciato dai tre volumi è davvero ampio.

Questo non basta, secondo me, a spiegare l'emozione che ho provato nel leggere di Elena e Lila.
Mai come prima, ho visto analizzati e scandagliati, senza ipocrisie, senza falsi buonismi, un rapporto di amicizia tra donne. Che è spesso vicinanza, solidarietà, ma purtroppo anche non-detti, invidie, rivalità.
Mi sono sentita Elena, durante tutta la lettura. Elena che continuamente si paragona all'amica, che si sente la sua ombra anche se non dovrebbe, anche se oggettivamente non lo è. 
Mi sento Elena che si convince di saper solo studiare, che teme di non essere mai abbastanza informata su quello che la circonda, che ha paura di non essere in grado di sostenere una conversazione con più persone, che si sente sempre diversa, inadeguata, quanto invece lo è, più di chi la circonda.

Ho detto troppo poco, avrei potuto scrivere di più, ma non tutte le emozioni ti fanno scrivere...
In sintesi: se non lo avete ancora letti, fatelo. 

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