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martedì 1 aprile 2014

Recensione: "Imperfetto futuro" - Cristina Bergomi

TRAMA (da Amazon.it): Giulia è una moglie e una madre irreprensibile. Ha trascorso la sua vita a fare quello che gli altri si aspettavano da lei, rinunciando a se stessa e alla carriera per dedicarsi completamente al marito Paolo e alle loro figlie Anna e Camilla.
Vive immersa nel suo bozzolo di finta serenità, convinta delle sue scelte e soddisfatta della quieta immobilità della sua vita, ma la fortuita scoperta del tradimento di Paolo la costringe a sporgersi sul burrone del suo inconscio per tendere la mano alla ragazza che ha dimenticato di essere.

Come scrivevo nel post precedente, sto leggendo Dalla parte di Swann. Ma il treno, l'aeroporto di Frankfurt e l'aereo non sono il luogo adatto alla lettura di Proust.
Allora, ho deciso di cominciare una delle altre letture in lista: Imperfetto futuro. Più che cominciarlo, l'ho letto tutto: durante il viaggio e poi a casa, mentre mi asciugavo i capelli. Non si può dire che la scrittura di Cristina Bergomi non tenga incollati alla pagina.
La storia è questa volta decisamente meno straziante e meno "impegnativa", dal punto di vista etico - morale, di quella raccontata in Anelli di quercia, ma non per questo non ci pone davanti a problemi e riflessioni.
Lo stile è delicato e ben curato, come in Anelli di quercia. Ma questa volta non sono stata completamente soddisfatta: giova ricordare che questo  è il romanzo d'esordio dell'autrice, e che io sono "fresca" della lettura di quello successivo: Imperfetto futuro perde un po' nel confronto.

La descrizione del rapporto con Paolo è attenta, minuziosa e approfondita, mentre quella della nascente relazione col proprietario del locale dove Giulia lavorerà per un periodo è più superficiale, e caricata di significati collegati a momenti non sufficientemente - a parer mio - sviscerati. Anche la conclusione è un po' frettolosa, e in un certo senso improbabile, come se l'autrice avesse voglia di arrivare in fretta a mettere la parola "fine" al suo racconto.  Come in Anelli di quercia, ho molto gradito l'abilità dell'autrice nel descrivere le sensazioni e le emozioni, e la relativa fenomenologia.

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