Sinossi (da Adelphi): Chi è l'uomo, assente e impenetrabile, che alla domanda «Chi sei?» dei settanta rabbini appositamente convenuti a Nyesheve dalle grandi città della Polonia russa e della Galizia risponde solo, con voce remota: «Non lo so»? Il sensibile, delicato Nahum, genero dell'onnipotente Rabbi Melech ed esperto di Qabbalah, tornato pressoché irriconoscibile a Nyesheve dopo quindici anni di un misterioso errare? O, come invece sostengono i nemici di Rabbi Melech, il più miserabile e deriso dei mendicanti di Bialogura, Yoshe il tonto, che per placare una spaventosa epidemia è stato unito in matrimonio a Zivyah, la figlia idiota dello scaccino? È un asceta, un santo, degno di succedere all'ormai anziano rabbino di Nyesheve e di guidare i hassidim, o un peccatore, uno spergiuro? Mai la comunità ebraica è stata tanto lacerata e divisa – al punto da istituire un tribunale che risolva il caso –, mai ha conosciuto una così sanguinosa faida, quasi che le sue sorti fossero appese all'esile filo di una vacillante identità e di un incomprensibile vagabondare. E mai come in quest'uomo l’impossibilità di decidere del proprio destino, l'esilio – da se stessi, anzitutto –, l'angosciosa ricerca di una patria inesistente hanno trovato una più arcana, struggente, memorabile incarnazione.
Ho letto Yoshe Kalb perché ho amato tantissimo La famiglia Karnowski, letto dopo l'estate.
Prima impressione a caldo: meno male che ho letto prima La famiglia Karnowski, perché se avessi cominciato con Yoshe Kalb non so se sarei andata avanti con Singer, e invece voglio farlo perché ho letto meraviglie de I fratelli Ashkenazi.
Sia chiaro: Yoshe Kalb non è assolutamente un libro "brutto" o "noioso". Però non mi ha catturato come La famiglia Karnowski. Si tratta sicuramente di un mio limite: la cultura ebraica mi interessa ma forse non così tanto, e ho fatto fatica a sopportare le lunghe descrizioni, i continui riferimenti alla fisicità, spesso brutale e "sporca". Non ci sono riferimenti alla cultura "gentile", che noi tutti conosciamo.
La scrittura di Singer è sempre incantevole, il suo uso dell'ironia è magistrale eppure...no, Yoshe Kalb non è mi è piaciuto. Troppo lento, troppo lontano dal mio orizzonte culturale.
Vi lascio un link di un articolo migliore di questo post sul romanzo in questione!
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