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giovedì 12 marzo 2015

A proposito di "Yoshe Kalb" - Israel J. Singer

Sinossi (da Adelphi): Chi è l'uomo, assente e impenetrabile, che alla domanda «Chi sei?» dei settanta rabbini appositamente convenuti a Nyesheve dalle grandi città della Polonia russa e della Galizia risponde solo, con voce remota: «Non lo so»? Il sensibile, delicato Nahum, genero dell'onnipotente Rabbi Melech ed esperto di Qabbalah, tornato pressoché irriconoscibile a Nyesheve dopo quindici anni di un misterioso errare? O, come invece sostengono i nemici di Rabbi Melech, il più miserabile e deriso dei mendicanti di Bialogura, Yoshe il tonto, che per placare una spaventosa epidemia è stato unito in matrimonio a Zivyah, la figlia idiota dello scaccino? È un asceta, un santo, degno di succedere al­l'or­mai anziano rabbino di Nyesheve e di guidare i hassidim, o un peccatore, uno spergiuro? Mai la comunità ebraica è stata tanto lacerata e divisa – al punto da istituire un tribunale che risolva il caso –, mai ha conosciuto una così sanguinosa faida, quasi che le sue sorti fossero appese all'e­sile filo di una vacillante identità e di un incomprensibile vagabondare. E mai come in quest'uomo l’impossibilità di decidere del proprio destino, l'esilio – da se stessi, anzitutto –, l'angosciosa ricerca di una patria inesistente hanno trovato una più arcana, struggente, memorabile in­­carnazione.

Ho letto Yoshe Kalb perché ho amato tantissimo La famiglia Karnowski, letto dopo l'estate.
Prima impressione a caldo: meno male che ho letto prima La famiglia Karnowski, perché se avessi cominciato con Yoshe Kalb non so se sarei andata avanti con Singer, e invece voglio farlo perché ho letto meraviglie de I fratelli Ashkenazi.
Sia chiaro: Yoshe Kalb non è assolutamente un libro "brutto" o "noioso". Però non mi ha catturato come La famiglia Karnowski. Si tratta sicuramente di un mio limite: la cultura ebraica mi interessa ma forse non così tanto, e ho fatto fatica a sopportare le lunghe descrizioni, i continui riferimenti alla fisicità, spesso brutale e "sporca". Non ci sono riferimenti alla cultura "gentile", che noi tutti conosciamo.

La scrittura di Singer è sempre incantevole, il suo uso dell'ironia è magistrale eppure...no, Yoshe Kalb non è mi è piaciuto. Troppo lento, troppo lontano dal mio orizzonte culturale.

Vi lascio un link di un articolo migliore di questo post sul romanzo in questione!

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