Google+

martedì 18 marzo 2014

Il Circolo Pickwick

Sabato ho portato a termine, dopo dodici giorni in cui alternavo noia e nervosismo a leggero divertimento, la lettura de Il circolo Pickwick.
Già il ridottissimo numero di giorni che ho impiegato a mandar giù le circa 900 pagine del Circolo Pickwick è sintomatico di quanto questo testo sia leggero, e scorrevole.
Pubblicato a puntate nel 1836, è il primo romanzo di Dickens, diverso da quelli che siamo abituati a conoscere, il Canto di Natale e i tristissimi Oliver Twist e David Copperfield. 
Racconta le avventure di una compagnia di uomini, radunati intorno alla figura di Samuel Pickwick, che nel 1827 intraprendono un viaggio per l'Inghilterra.
Il periodo di "rodaggio", in cui cercavo di adattarmi allo stile e alla storia, confondendomi tra mille personaggi, lottando contro la tentazione di abbandonare, è stato lungo. Grazie al mio amico Marcello, e all'idea della lettura condivisa, ho tenuto duro. Ma sinceramente non so se ne sia valsa la pena, se in qualche modo questa lettura abbia arricchito il mio bagaglio culturale.
In ciascuno dei capitoli i gentiluomini vivono un'avventura, o incontrano un personaggio che racconta loro una storia. I personaggi sono parecchi, compaiono, scompaiono e si materializzano nuovamente dopo una decina di capitoli: serve un minimo di attenzione almeno ai nomi e alle parentele. I momenti che più ho apprezzato sono quelli in cui veniva raccontata una storia, che il più delle volte era triste. Chi mi conosce, sa che preferisco (leggere, ovviamente) le cose tristi a quelli allegre. Il comico - grottesco non è per nulla nelle mie corde, invece. Qualche volta ho sorriso, ma più spesso ho sbuffato innervosita. 
Ci ho messo circa venticinque capitoli a riuscire a godermi la storia: prima era solo noia. E verso la fine, purtroppo, è stata di nuovo noia e lentezza: sicuramente, bisogna fare riferimento al contesto di origine del romanzo, ossia la pubblicazione a puntate. Oggi, letto in un'unica soluzione, è indubbiamente troppo, troppo lungo.
All'interno di ciascuno degli episodi, abbondano il comico, il farsesco, il grottesco e un'ironia pungente: la decodifica del testo non è così immediata, spesso ci si trova a chiedersi cosa pensi l'autore delle situazioni. 
Come sempre, Dickens è fantastico nel descrivere le situazioni e gli ambienti, spesso sembra di essere davvero tra le diligenze e all'interno delle locande. Quello che qui manca - non è un difetto: è proprio il genere all'interno del quale il romanzo si inscrive - è l'approfondimento psicologico dei personaggi, che rimangono piatte figurine, che in me non risvegliano alcun interesse. L'unico che davvero ho apprezzato è Sam Weller, il domestico di Pickwick, che è indubbiamente il più brillante della compagnia.  E anche Dickens è d'accordo. 

In conclusione...mi sono goduta forse una ventina di capitoli su 57: decisamente troppo pochi per potermi dire soddisfatta. 


1 commento:

walter ha detto...

Ma che bella ed originale recensione Giulia!!!
Mi trovi d'accordo su gran parte di ciò che hai scritto :)
In pratica,la mia recensione finale di Pickwick,sembra il riassunto di questi tuoi pensieri esposti in modo egregio,ben scritti e con una cornice davvero gradevole ;)