
Un tema forte, quello trattato da Jodi Picoult in questo romanzo. Una storia sconvolgente, in cui pagina dopo pagina ci chiediamo che parte prendere, cosa pensare, cosa dovremmo pensare e non troviamo mai una risposta. Una storia in cui tutti personaggi sono delineati in maniera perfetta, minuziosa. Li conosciamo tutti, li capiamo tutti. Siamo più d’accordo con qualcuno e meno con qualcun altro, ma siamo empatici con tutti, interamente.
Anna, Kate, i suoi genitori, l’avvocato a cui Anna si rivolge, il tutore che si occupa di lei, perfino il giudice li sentiamo vicini in questa storia in cui si cerca disperatamente il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra l’etica e l’amore, tra la legge e la giustizia. Confine che non si trova. Risposte che mancano e continuano a mancare; un problema a cui non c’è soluzione, non c’è rimedio. Più leggi, meno riesci a immaginare il finale. E l’autrice ci sconvolge, con un finale a sorpresa, assolutamente inaspettato. Perché non c’era altro modo di uscire dall’impasse. E lo chiudi con un groppo in gola.
Una storia coinvolgente, personaggi costruiti bene… ma questo libro ha, a mio avviso, un grosso limite: è scritto male. La narrazione è affidata, capitolo per capitolo, a ciascun personaggio in prima persona: si crea una confusione pazzesca, basta distrarsi un attimo e non si capisce chi stia parlando, anche perché la Picoult non adatta la sua prosa alla voce narrante.
Peccato…Non leggetelo se siete già tristi o troppo sensibili.
Da questo libro è stato tratto un film omonimo, con Cameron Diaz e Alec Baldwin.
(Post pubblicato, in origine, qui)
Nessun commento:
Posta un commento