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sabato 24 ottobre 2015

Recensione di "Quando all'alba saremo vicini" di Kristin Harmel

Sinossi (da Amazon.it): È quasi sera, l’aria è tiepida e le sfavillanti luci della Quarantottesima strada si stanno accendendo una per una. A Kate sembra quasi che stiano indicando il percorso del suo cammino. Non le manca proprio niente per essere di nuovo felice: ama il suo lavoro di musicoterapeuta e, a casa, il suo compagno Dan la sta aspettando per portarla alla grande festa che ha organizzato per festeggiare il loro fidanzamento. Ma anche se non riesce a confessarlo nemmeno a sé stessa, Kate non ha ancora superato il dolore che si nasconde nel suo passato. Perché dodici anni prima l’uomo che amava più di tutti al mondo, Patrick, suo marito, se n’era andato, all’improvviso, proprio prima di confidarle un segreto che avrebbe cambiato per sempre la loro vita. Kate non è mai riuscita a scoprire di cosa si trattasse. Eppure adesso, quando tutto sembra lontano, Patrick inizia ad apparirle in sogno. È insieme a una bambina, e stanno cercando di dirle qualcosa. All’inizio Kate crede sia solo un incubo. Ma quando per caso conosce una bambina identica a quella del sogno, capisce di non potere più ignorare il passato.
Perché negli occhi di quella ragazzina si nasconde una rivelazione sconvolgente, un segreto lontano, forse lo stesso che Patrick avrebbe voluto rivelarle anni prima. E che forse adesso può far guardare Kate al futuro con occhi nuovi. Occhi pieni di luce e gioia, come quelli che brillano di fronte a una nuova alba.

Questo è il quinto libro per persone "normali", cioè non bambini e non studenti, che leggo in lingua tedesca. L'ho scelto perché il primo romanzo dell'autrice, letto anni fa in italiano, non mi era dispiaciuto. Va da sé già dalla copertina si capisce che non può essere un libro di grande spessore, ma del resto non posso ancora pretendere di leggere in tedesco le stesse cose che leggo in italiano.
Inoltre, tra le letture "importanti" serve una paura per rinfrescare il cervello e allora ho scelto di unire l'utile al dilettevole. Utile è stato utile, ho imparato un sacco di parole nuove e ho ripassato la grammatica, cosa che diversamente non faccio quasi mai perché mi annoia. 


Però...che incubo! Non mi dilungo sulla trama perché non vorrei mai che nonostante questa recensione qualcuno di voi decidesse di leggere questo libro e si trovasse la sorpresa rovinata, ma giuro che secondo la mia prospettiva di questo romanzo della Harmel non si salva NULLA. 
La protagonista, vedova dopo l'11 settembre, è da strozzare a mani nude. Abbiamo capito che tuo marito è morto, ma dopo tredici anni dovresti smetterla di sentirti in colpa perché sei ancora viva.  
Kate non fa che piangere dall'inizio alla fine, anche quando dorme, ossia nei sogni nei quali è accanto all'amato Patrick e singhiozza disperata anche quando lui la trom... ehm, quando si amano. 
Siccome nei suoi sogni c'è una bambina sorda, che pare essere sua figlia, decide di imparare la lingua dei segni e attraverso le nuove amicizie strette nell'ambiente si avvicina a una ragazzina che vorrebbe adottare. Eh già, perché la fortunella è anche sterile. Insomma, passa da una dipendenza affettiva all'altra.

Nel finale Kate si ripiglia un filino ma siamo sempre nell'ambito dell'inverosimile strappalacrime.
Nein Danke. 

mercoledì 14 ottobre 2015

A proposito di... Via dalla pazza folla - Thomas Hardy

Di Thomas Hardy sapevo solo che "era quello di Tess dei d'Ubervilles", e sinceramente ora non ne so molto di più.
Via dalla pazza folla  era tra i romanzi proposti per la lettura condivisa in un gruppo Facebook che seguo, e spinta dal desiderio di leggere un classico e di colmare qualche lacuna sulla letteratura inglese ho partecipato alle votazioni e mi sono dedicata con entusiasmo alla lettura.

Giudizio finale? Bello, bello, bello!
L'ho letto - purtroppo - nei ritagli di tempo, sottolineando tantissimo e meravigliandomi di quanto un romanzo scritto quasi 150 anni fa possa essere attuale.

Ho amato il personaggio maschile, Gabriel, e non sono riuscita a giudicare con severità  Bathsheba che è giovane, orgogliosa, forte ma allo stesso tempo sentimentalmente immatura e incapace di ritenersi tale.

Cioè che è meraviglioso in questo libro sono le descrizioni della natura che è spesso cupa e spaventosa: sono descrizioni vivide, romantiche. 

lunedì 12 ottobre 2015

Su LEGGERE A COLORI: Recensione di "E poi ci sono quei momenti che..." di Nicola Feo

Questo è uno di quei libri sui quali vorremmo saper dire tanto, ma non sempre ci è possibile.

Su Leggere a colori trovare la mia (insufficiente) recensione a E poi ci sono quei momenti che

domenica 11 ottobre 2015

Su LEGGERE A COLORI: Recensione di "Lie for me" di Mariachiara Cabrini

Sempre più raramente trovo il tempo di dedicarmi alla lettura delle Chick - lit: l'occasione è arrivata sabato scorso, mentre aspettavo che il moroso portasse a termine una mezza maratona.

Giudizio finale più che positivo! Potete leggere la recensione completa qui

giovedì 24 settembre 2015

Su LEGGERE A COLORI: Recensione di "Senza nome" di W. Collins

Tra le letture estive bisogna annoverare anche Senza nome di Collins, di cui avevo già amato e "pubblicizzato" La donna in bianco. 

Senza nome è secondo me ancora più bello, più appassionante, più denso di emozioni.

Scoprite di più su Leggere a Colori!

domenica 13 settembre 2015

Recensione: "L'angelo di Marchmont Hall" - Lucinda Riley (Der Engelsbaum)

SINOSSI (da Amazon.it): Sono passati trent’anni dall’ultima volta che Greta è stata a Marchmont Hall, la magnifica tenuta di famiglia sulle colline del Galles. E adesso, mentre varca i cancelli al fianco di David Marchmont, nipote del suo defunto marito, non può fare a meno di chiedersi se il luogo in cui ha vissuto per tanti anni sarà in grado di dischiudere qualche squarcio sul suo passato. Dopo un terribile incidente d’auto, infatti, Greta non ricorda più nulla e rifiuta di abbandonare il suo appartamento londinese troppo a lungo, tenendo a distanza tutti quelli che hanno fatto parte della sua vita. Tutti tranne David, l’unico amico di cui si fida e per il quale prova qualcosa che va al di là della semplice gratitudine. È stato proprio lui a raccontarle com’era la sua vita prima di quel giorno e a convincerla a trascorrere il Natale a Marchmont Hall. Ma durante una passeggiata nel bosco, ai piedi di un abete, Greta scorge una lapide e spazza via la neve che ricopre l’iscrizione. Certo non immagina che quel nome inciso sulla pietra la travolgerà con un’ondata di ricordi: le serate come ballerina di cabaret nella Londra del ’45, il sogno di sposare un ufficiale americano, l’amicizia con David, giovane comico di buona famiglia che la accoglierà a Marchmont Hall per strapparla alla miseria. E infine il matrimonio con lo zio di David e il rapporto con una figlia che fin da piccola dà segni di forte instabilità. Ma allora perché David le ha nascosto tanti dettagli sul suo passato? Da cosa vuole proteggerla? Un romanzo sconvolgente sul destino e sul­l’amore: l’amore non confessato, l’amore pu­ro, quello che nel silenzio vince su ogni cosa.

L'angelo di Marchmont Hall è - dopo Das Italienische Mädchen, che credo non sia ancora uscito in Italia - è il secondo libro di Lucinda Riley che leggo in traduzione tedesca.  So che sarebbe meglio leggere libri scritti direttamente in tedesco, ma siccome la Riley mi piace e leggere i suoi romanzi è per me una forma di svago, scelgo di unire l'utile - anche se non utilissimo - al dilettevole.

Come tutti i romanzi della Riley si fa divorare, ed è lungo. Molto lungo. TROPPO lungo.  Le ultime cento pagine le ho lette a velocità supersonica per finirlo. E ho trovato il finale scontatissimo...

I personaggi sono ben delineati, e ho apprezzato soprattutto David e sua madre, la fortissima LJ. 
La loro decisione di prendersi cura di persone che non fanno parte della loro cerchia famigliare, se non alla lontana, indica che a volte certi rapporti di amicizia sono più forti dei legami di sangue. 
Ciò che ho sempre amato dei romanzi della Riley è la scelta di impostare la narrazione sull'alternanza passato / presente: c'è anche questa volta ma in maniera meno marcata, più lieve. Del presente c'è ben poco da raccontare, se non che Greta riacquista improvvisamente la memoria e con l'aiuto di David mette insieme il puzzle del suo passato.
Quello che non va, qui, è la narrazione stessa. In alcuni passaggi è dettagliatissima, per poi diventare subito dopo poco chiara. Ci sono buchi di anni e anni che, se da una parte ci risparmiano un bel po' di pagine, ci rendono, dall'altra, un po' difficoltosa la ricostruzione della storia. La figlia di Greta, Cheska Hammond, è sicuramente squilibrata: ma come ha vissuto in tutti quegli anni dei quali non sappiamo niente?

Il mio giudizio su questo romanzo non è propriamente positivo. Leggo la Riley nella consapevolezza che non "produca", verbo scelto non a caso, romanzi di elevata qualità ma per distrarmi. Questa volta l'ho trovata pesantissima. Vorrei poter dire che è colpa della traduzione, ma siccome non ho incontrato nessuna difficoltà nella lettura direi di no. 

domenica 30 agosto 2015

Recensione: "Un'opera di bene" di Gianfranco Martana

SINOSSI (da Ellera edizioni): Diego Venturini è un affermato scrittore salernitano, arrivato a un’età tale da non dover dimostrare più nulla a nessuno. Riservato e scontroso, il suo unico contatto regolare con il mondo è il nipote Alfredo, che va a trovarlo ogni domenica per dargli una mano con l’ordinaria amministrazione. Nella loro routine un giorno irrompe Teresa, una sconosciuta che sottopone a Diego una richiesta quasi inquietante: un racconto in memoria del figlio di dieci anni scomparso poco tempo prima. L’insistenza ossessiva della donna, il suo carattere e la sua presenza saranno un elemento sufficiente a destabilizzare il precario rapporto fra i due uomini.
Un testo drammatico e vero i cui protagonisti sono travolti da non detti che diventano macigni – un noir dove il mistero della scrittura governa i destini di tutti e dove realtà e immaginazione si intrecciano fino a innescare tragedie imprevedibili.


Confesso che quando mi è stato proposto di leggere Un'opera di bene ho nicchiato leggermente, perché non amo i thriller, e ho accettato solo per la stima che mi lega agli editori di Ellera. Invece ho apprezzato molto quelle tre orette al sole di Kos in compagnia di questo libro - grafica eccellente come sempre! - che non è un thriller nel senso stretto del termine. Vi è un mistero, che percepiamo fin dalle prime pagine, ma il "delitto" vero e proprio arriva quasi alla fine.
Non ho parlato di "tre orette" a caso: Un'opera di bene è davvero uno di quei romanzi che si leggono in fretta, assaporando lo stile lineare dell'autore, privo di fronzoli. La trama è semplice e ben costruita: personalmente ho rilevato qualche ingenuità nelle ultime pagine, ma niente che mi abbia disturbato.
Ciò che è davvero ben riuscito, in questo romanzo, sono i personaggi: approfondite le descrizioni psicologiche e credibili i dialoghi, mai surreali. Diego Venturini è uno di quegli anziani scorbutici che tutti abbiamo incontrato, e la strana attrazione di Alfredo per Teresa è vera, palpabile, comprensibile. 
Le ultime pagine mi hanno lasciata colma di stupore e di amarezza: è un dramma nel dramma, quello raccontato da Martana. Uno strano scherzo del destino, dove la realtà e la bugia si confondono. E mi è parso assurdamente orribile che la bugia fosse tale.

Promossa anche la terza creatura di Ellera edizioni. Consigliato? Sì!