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venerdì 8 agosto 2014

A proposito di... "La melodia di Vienna" - Ernst Lothar

TRAMA (da Edizioni e/o): Tutti a Vienna sanno chi abita al numero 10 di Seilerstatte. Christopher Alt, patriarca della famiglia, è un fabbricante di pianoforti, i migliori che Vienna, l’Austria e forse il mondo abbiano mai visto, sui cui tasti hanno preso vita le melodie di Mozart e Haydn, Beethoven e altri ancora. Alla sua morte, animato dalla volontà di tenere uniti i figli, lascerà un testamento in cui darà ordine ai discendenti di abitare nella grande casa di famiglia, pena la perdita dell’eredità. Come in ogni casata aristocratica che si rispetti, nelle stanze del loro palazzo sfilerà la storia: intrighi alla corte di Francesco Giuseppe, un erede al trono si innamorerà di Henriette che dovrà sopportare il peso sulla coscienza del suo suicidio, tradimenti, figli illegittimi ma amatissimi, figli legittimi ma assolutamente detestati, passioni brucianti e relazioni di ghiaccio, guerre (la prima guerra mondiale, le prime marce della seconda), l’avvento del nazismo e ancora duelli e vocazioni, speranze e rimorsi. Tre generazioni si succederanno, dal 1888 al 1945, al numero 10 di Seilerstatte, testimoni privilegiati di un’Europa al culmine dello splendore e della decadenza.


Ho scaricato La melodia di Vienna per caso: sul gruppo Facebook che seguo era stato segnalato che l'ebook si trovava in offerta, e in proposito un'amica ha detto una frase per me "magica", ossia che questo romanzo le aveva ricordato I Buddenbrook.
La melodia di Vienna racconta le vicende della famiglia Alt tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento: in mezzo, le due guerre, i mutamenti sociali e la decadenza della famiglia Asburgo.
Come scrive l'autore, a parte gli avvenimenti storici, tutto cioè che è narrato è frutto dell'immaginazione: "la casa d'angolo in Seilerstatte 10 e  i suoi abitanti; gli accadimenti di quella stessa famiglia che si riflettono sul mondo esterno: troppi per un'unica casa; troppo fatali per un'unica famiglia; troppo predeterminati per obbedire alla casualità romanzesca, ma volutamente concatenati in modo così esplicito per ottenere non una realtà fantastica calata nella forma di romanzo, ma un romanzo in cui si specchiasse un tragico destino che si fa beffe dell'inverosimiglianza" (edizione Kindle, pos. 8569).

Non alle spalle, non sullo sfondo, ma dentro, insieme alla storia della famiglia Alt, scorre la Storia dell'Austria e dell'Europa. Si tratta di eventi che segnano nel profondo la società, che ci vengono qui presentati attraverso una lente diversa dal solito, e che scalfiscono la vita della famiglia, modificandone le abitudini, incidendo soprattutto sui più giovani, che faticheranno a leggere l'avvento del Nazismo, mentre gli anziani cercano di resistere, di non abbandonare costumi propri di una realtà che va scomparendo.
L'autore, nel 1944, consegna al pubblico un'opera che è la testimonianza di un Paese che in quel momento non esiste più, un ritratto in chiaroscuro dell'Austria, privo di buonismi, denso di lucidità.
I personaggi "servono" a Lothar per costruire questo affresco, ma non per questo sono meno veri, meno umani, poco caratterizzati. Ognuno di loro è portatore di umanissime debolezza e virtù, di insoddisfazioni, di rimpianti, e vive nella convinzione di saper superare le convenzioni sociali e la propria epoca rimanendo invece inesorabilmente ancorato ad essi, senza mai smettere di lottare per i propri ideali, giusti o sbagliati che siano, e per gli altri.
Ed è proprio chi lotta con più tenacia a rimanere vittima del cambiamento, soccombendo di fronte alla cattiveria, alla follia. Penso a Selma, il personaggio più moderno di tutto il romanzo, ma anche a Henriette, che vive nel rimpianto per tutta la vita e solo alla fine capisce che si può amare anche senza saperlo, e muore per difendere il suo privato, la testimonianza dei suoi sentimenti.
Henriette è la figura intorno alla quale ruota tutto il romanzo, che vive fin dall'inizio nel dolore, sacrificandosi per i figli, pensando continuamente a ciò che poteva essere e non è stato, e rimane immobile mentre il suo mondo scompare.
E il suo figlio maggiore, Hans, ne sembra sempre l'ombra, e si riscatta solo nell'ultima parte del romanzo. E proprio per questo che il finale suona - ai miei occhi - colmo di speranza, al di là della sconfitta e della morte.

Come sempre, le mie sono interpretazioni. Invito chi volesse, dopo la lettura, confrontarsi con me, a scrivermi.

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