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martedì 22 luglio 2014

Presentazione: FLAMEFROST Due cuori in gioco - Virginia Rainbow

Presento volentieri un romanzo che mi è stato gentilmente segnalato dalla sua autrice.

SINOSSI: Gli abitanti del pianeta Luxor, guidati dal re Thor sono scampati alla distruzione del loro mondo e vagano nello spazio alla ricerca di una nuova terra. I principi alieni Nardos e Gered vengono incaricati di compiere una missione misteriosa sul pianeta Terra.
È in questo contesto che si inserisce il rapporto particolare tra Gered e una ragazza terrestre, Sarah, che abita in un paesino delle montagne valdostane. Gered cerca di avvicinarla in tutti i modi, usando i poteri straordinari di cui dispone, ma lei rifiuta qualsiasi tipo di relazione, nonostante si senta molto attratta da lui.
Un mistero aleggia su tutta la storia e verso la fine cominciano a scoprirsi alcuni tasselli. In cosa consiste la missione dei principi? Chi sono le “soggiogate”?
In un intreccio via via più articolato, si delinea la delicata psicologia dei personaggi, che si cercano e si respingono, si incontrano e si allontanano, mentre la società aliena, che fa da sfondo alla storia, prende sempre più piede con le sue regole e i suoi riti peculiari.
Un mix di contrasti, dolcezza, passione e mistero, che tiene incollato il lettore alla pagina riga dopo riga in un ritmo intenso e coinvolgente.


L'autrice è Virginia Rainbow, che scrive fin da bambina, creando storie piene di immaginazione e sentimento. Ora passa il suo tempo tra il lavoro e la sua passione per la scrittura. Adora leggere, fare passeggiate in montagna e guardare i cartoni della Walt Disney. Il suo romanzo di esordio è “The black mask”.

Il romanzo è stato autopubblicato con Youcanprint nel giugno, ed è acquistabile su Ibs, Amazon e ovviamente Youcanprint. 
Per maggiori informazioni,  anche sull'acquisto dell'ebook, è possibile rivolgersi all'autrice: virgy72@aliceposta.it

Ulteriori informazioni le trovate qui e qui

domenica 20 luglio 2014

Recensione: La settimana bianca - Emmanuel Carrère

TRAMA (da Adelphi): «Ero solo, in una casetta in Bretagna, davanti al computer,» ha raccontato una volta Emmanuel Carrère «e a mano a mano che procedevo nella storia ero sempre più terrorizzato». All’inizio, infatti, il piccolo Nicolas ha tutta l’a­ria di un bambino normale. Anche se allo chalet in cui trascorrerà la settimana bianca ci arriva in macchina, portato dal padre, e non in pullman insieme ai compagni. E anche se, rispetto a loro, appare più chiuso, più fragile, più bisognoso di protezione. Ben presto, poi, scopriamo che le sue notti sono abitate da incubi, che di nascosto dai genitori legge un libro, dal quale è morbosamente attratto, intitolato Storie spaventose, e che, con una sorta di torbido compiacimento, insegue altre storie, partorite dalla sua fosca immaginazione: storie di assassini, di rapimenti, di orfanità. E sentiamo, con vaga ma crescente angoscia, che su di lui incombe un’oscura minaccia – quella che i suoi incubi possano, da un momento al­l’altro, assumere una forma reale, travolgendo ogni possibile difesa, condannandolo a vivere per sempre nell’in­ferno di quei mostri infantili.
Questo perturbante, stringatissimo noir è da molti considerato il romanzo più perfetto di Emmanuel Carrère – l’ultimo da lui scritto prima di scegliere una strada diversa dalla narrativa di invenzione.

La settimana bianca è il quarto romanzo di Carrère letto nel 2014: avevo acquistato il cartaceo in occasione del Salone del libro, ma prima di me l'aveva letto (e recensito) Stefano.
La storia è semplice, lineare. Protagonista è Nicolas, un bambino fragile, "strano", che ha molta paura del confronto con gli altri, arrivando a temere una settimana in vacanza. Si ammala quasi subito, e vorrebbe che questa sua malattia durasse all'infinito, fino al ritorno a casa, per non dover vivere appieno la settimana bianca. Più che vivere, infatti, Nicolas preferisce sognare, immaginare, meglio se storie spaventose, orribili.
Ed è proprio per questo che verso la fine del romanzo arriva a inventare un qualcosa di mostruoso, per non uscire da questo suo mondo immaginato, per trovare un modo per sentirsi importante. E purtroppo, ciò che Nicolas inventa altro non si discosta di molto dalla verità, molto più orribile. Verità che noi abbiamo già intuito da qualche pagina. Il ritmo, infatti, è abbastanza angosciante, elemento caratteristico della scrittura di Carrère. 
Nicolas potrebbe sembrare un bambino disturbato, oppresso da un ambiente familiare anormale, che nasconde qualcosa. Eppure... sicuramente vi è qualcosa di strano in lui, ma è impossibile non capirlo, non sentirci lui, riconoscere noi, bambini spaventati, in quella figura solitaria. Almeno, per me è così.

Ho apprezzato molto la lettura de La settimana bianca, ma non l'ho vissuto come un libro di Carrère nel senso pieno del termine. Preferisco i romanzi in cui l'autore si discosta dalla narrativa di invenzione e si mette in gioco, prende posizione, si interroga, ci spinge a farci domande.

Consigliato, ad ogni modo... come sempre!

mercoledì 9 luglio 2014

A proposito di... "Sonata a Kreutzer" - L. Tolstoj

Sonata a Kreutzer è stato l'ultimo libro letto per intero prima di laurearmi, quindi penso basterà questo a farlo entrare a pieno diritto nell'Olimpo degli "indimenticabili".

Con Tolstoj avevo un conto aperto da diversi anni: per tre volte ho provato a leggere Anna Karenina, e per tre volte ho mollato la presa circa a pagina 200. Recentemente, su uno dei gruppi Facebook dedicati alla lettura di cui faccio parte, è stata postata una bella recensione di questo racconto - romanzo breve.
Sarò sincera: mi sono lasciata attirare proprio dallo scarso numero di pagine. Volevo riprovare ad avvicinarmi all'autore senza impegnarmi in maniera eccessiva: quando si legge un romanzo breve, è più facile affrontare le parti complesse, o noiose, o che non ci interessano. Se invece il romanzo è molto lungo, ci si scoraggia più facilmente. Per questo ho abbandonato Viaggio al termine della notte: pur piacendomi, era una lettura troppo complicata e inadatta a questo momento, e l'idea di dover proseguire ancora per 400 pagine a quel ritmo mi era insostenibile.

Con Sonata a Kreutzer non ho avuto nessuna difficoltà, nessun tentennamento, anzi. Sono andata avanti con piacere (sul Kindle nuovo!) per due sere di seguito. Credo che la trama sia nota a tutti (altrimenti c'è wikipedia, oggi sono pigra): per quanto, sicuramente, le tesi sostenute da Tolstoj sull'amore / sesso siano discutibili e oggi inaccettabili, il racconto offre tantissimi spunti di riflessione.
Le osservazioni di Tolstoj sulle difficoltà del rapporto coniugale, le parole con cui Pozdnyšev racconta i litigi con la moglie e soprattutto la difficoltà a comunicare sono, a mio parere, estremamente attuali.
E' facilissimo (per chi ha vissuto situazioni conflittuali? per tutti?) vedere quello che Pozdnyšev sta descrivendo, sentire la sua frustrazione, comprendere il suo stato d'animo.

Fantastica l'ambientazione, il treno silenzioso, nella notte, in cui Pozdnyšev lascia fluire le parole, racconta la sua disgrazia, l'omicidio, che solo alla fine appare come colpa e non come ineluttabile. 

Dopo l'ultima pagina della Postilla di Sonata a Kreutzer, ho scaricato subito pressoché tutti i romanzi brevi di Tolstoj: ora sto leggendo Felicità familiare. Arriverà il momento di Guerra e Pace?.

domenica 6 luglio 2014

A proposito de... "L'amica geniale" - Elena Ferrante

N.B. Non è una recensione.

Era da diversi giorni che volevo scrivere un piccolo post su quella che per ora è la trilogia de L'amica geniale di Elena Ferrante. Dico "per ora" perché a novembre dovrebbe uscire il quarto libro di questo ciclo.
Avevo l'ebook de L'amica geniale nel Kindle da parecchi mesi, e l'occasione è arrivata all'improvviso, durante un viaggio in treno.
Inizialmente, ho faticato: fino a circa metà de L'amica geniale, in cui sono raccontate le vicende riguardanti l'infanzia di Elena e Lila, mi sono annoiata, avevo un'impressione di già visto / già letto. Ho lasciato decantare, dedicandomi ad altre letture, e sono tornata nuovamente per caso sulla Ferrante: troppo stanca per dedicarmi a Viaggio al termine della notte, che ho abbandonato, ho ripreso L'amica geniale. 
E a quel punto, non mi sono più fermata: in una settimana ho letto tutti i tre libri, scaricando di volta in volta i nuovi senza nemmeno leggere l'estratto, cosa che faccio sempre.
Sono essenzialmente romanzi di pura trama: le vicende si susseguono veloci, l'autrice (non credo ci sia un uomo dietro a questo pseudonimo) inserisce le riflessioni all'interno dei dialoghi, nei pensieri di Elena, voce narrante. Per quanto i dialoghi siano tantissimi, lo stile dell'autrice - tra i più belli letti in un romanzo italiano contemporaneo - emerge sempre, non rimane mai sullo sfondo.
Fantastico l'inquadramento socio-politico dell'Italia degli anni '50, e poi Sessanta e Settanta: l'arco cronologico abbracciato dai tre volumi è davvero ampio.

Questo non basta, secondo me, a spiegare l'emozione che ho provato nel leggere di Elena e Lila.
Mai come prima, ho visto analizzati e scandagliati, senza ipocrisie, senza falsi buonismi, un rapporto di amicizia tra donne. Che è spesso vicinanza, solidarietà, ma purtroppo anche non-detti, invidie, rivalità.
Mi sono sentita Elena, durante tutta la lettura. Elena che continuamente si paragona all'amica, che si sente la sua ombra anche se non dovrebbe, anche se oggettivamente non lo è. 
Mi sento Elena che si convince di saper solo studiare, che teme di non essere mai abbastanza informata su quello che la circonda, che ha paura di non essere in grado di sostenere una conversazione con più persone, che si sente sempre diversa, inadeguata, quanto invece lo è, più di chi la circonda.

Ho detto troppo poco, avrei potuto scrivere di più, ma non tutte le emozioni ti fanno scrivere...
In sintesi: se non lo avete ancora letti, fatelo.